INCHIESTA DOPING

Due progetti legge per uscire dal tunnel del doping

Entrambi con l'unico fine di rendere lo sport "pulito" ma con mezzi e strumenti differenti. Per Lavagnini il CONI va "espropriato del controllo sul doping. Per Calvi al CONI: "controllo e prevenzione".


C' è voluto davvero poco dall'esplosione della bomba doping nel ciclismo per spingere due senatori entrambi di sinistra, della coalizione dell'Ulivo, a cercare l'antidoto dentro l'Aula del Parlamento. Più veloci che mai, arrivano due progetti, uno a firma del Senatore Lavagnini, vice presidente dei senatori del PPI e componente della Commissione Sanità del Senato, l'altro a firma del Senatore Guido Calvi del PDS.

PROGETTO CALVI

Il Disegno di Legge sull'antidoping esteso dal Senatore del PDS Guido Calvi, consta di 7 articoli. Al primo articolo il Senatore definisce così il doping: (comma 1) "Costituisce doping la somministrazione di medicinali appartenenti alle classi farmacologiche indicate dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) o l'uso dei metodi vietati dal CIO ovvero la somministrazione di medicinali o l'uso di pratiche terapeutiche non giustificate da documentate condizioni patologiche ed effettuate con l'intento di migliorare le prestazioni agonistiche". Non costituisce reato (comma 2) assumere i medicinali e sottoporsi alle pratiche terapeutiche di cui al comma 1. Gli altri articoli riguardano: L'utilizzazione consentita, le sanzioni per il medico, le sanzioni per il farmacista, le disposizioni per le confezioni di medicinali contenenti sostanze dopanti, l'illecita fornitura di sostanze vietate e le pene accessorie. Il Progetto di legge Calvi introduce una tipologia di reato che va a colpire quei soggetti: farmacisti, medici, fisioterapisti o chiunque fornisce illeggittimamente agli atleti anche a titolo gratuito sostanze dopanti. Per i trasgressori è prevista una pena che va dai tre ai cinque anni e se questi sono degli addetti ai lavori come dirigenti, membri delle Federazioni sportive, la reclusione potrebbe essere aumentata fino al doppio come nel caso del minore. Nei casi di doping, sempre secondo il DDL, il Codice penale guarderebbe l'atleta come parte lesa, mentre poi spetterebbe al Coni e alle Federazioni adottare le adeguate sanzioni disciplinari.
TRE DOMANDE AL SEN. GUIDO CALVI
Quali sono le differenze fra il suo progetto di legge e il progetto Lavagnini?
Sono due cose completamente diverse, io ho individuato una fattispècie tipica di reato e quindi una condotta punibile a norma del nostro codice penale. Le due cose proprio per la loro diversità potrebbero andare in parallelo ed essere unificate. Il sen. Lavagnini si è orientato verso un'altra cosa, la costituzione di comitati, quindi non prevede il reato. Sono due cose diverse. Al CONI secondo il mio progetto resteranno delle funzioni ben specifiche vale a dire il controllo, la prevenzione, l'applicazione di sanzioni disciplinari agli atleti; in sintesi ciò che riguarda l'ordinamento sportivo.
Qual è la novità del DDL?
La novità vera di questa legge è l'intervento del giudice penale, perché per la prima volta viene definito il reato di doping.
Sulla Procura Antidoping lei è favorevole?
Si, sono favorevole. La Procura riguarda l'ordinamento sportivo, quindi non entro nel merito. Possono fare tutto ciò che vogliono. Vi è alla base un rispetto reciproco, io mi occupo di reato penale e non della sanzione disciplinare.



PROGETTO LAVAGNINI

Il Disegno di legge Lavagnini, composto da 12 articoli, parte dalla constatazione che è mancata la capacità di assicurare un'efficace tutela sanitaria all'attività sportiva anche perché sino ad ora tale tutela è stata riservata ad un'élite di professionisti. Con l'approvazione del DDL anche i dilettanti, sinora ignorati per un'attenzione maggiormente rivolta verso gli atleti professionisti, saranno sottoposti a controlli severi. L'aspetto più importante del "Progetto Lavagnini", che rivoluziona fra l'altro le attribuzioni e le competenze in materia di giudizio, è senza dubbio la ridefinizione del concetto di doping da repressione della frode sportiva ad attentato alla salute pubblica. A questo punto gli esami dei casi di doping passerebbero al Ministero della Sanità, probabilmente mal volentieri da parte del CONI che sino ad oggi li ha gestiti. Il Ministero, secondo il DDL dovrebbe strutturare un Comitato Nazionale per la tutela sanitaria delle attività sportive, con una scadenza triennale, formato da un farmacologo, da un tossicologo, da un clinico medico, da un pediatra, da due medici specialisti dello sport, da un rappresentante, rispettivamente, dell'Istituto Superiore di Sanità, dell'Ordine dei Medici, dell'Ordine dei farmacisti e della Federazione medico sportiva ed un rappresentante del Ministro della Sanità che lo presiede. In occasione di riunioni il "Comitato" verrebbe esteso ad un rappresentante del CONI e a due delle Federazioni sportive maggiormente rappresentate a livello nazionale. Il "Comitato" si dovrebbe servire di una serie di centri specializzati che vigileranno non solo sulle assunzioni di sostanze farmaceutiche prima della prestazione atletica, ma anche su quelle assunte nel più lungo periodo durante gli allenamenti e la preparazione. Per quanto riguarda le sanzioni per Lavagnini dovrebbero essere tutte pecuniarie con delle multe che vanno da dieci a cento milioni per il medico dopatore e da venti a cento milioni per lo spacciatore.
TRE DOMANDE AL SEN. SEVERINO LAVAGNINI
Quali sono le differenze fra il progetto di legge suo e quello del Sen. Calvi?
Il progetto di legge mio da quello di Calvi, in base alle notizie che ho, cambia sostanzialmente, nel senso che il mio è un disegno di legge di protezione sanitaria, di prevenzione delle attività sportive e che pertanto prevede un comitato, una competenza delle Regioni e gli accertamenti pubblici che devono essere fatti su queste manifestazioni sportive. Il progetto Calvi sembrerebbe invece una definizione legislativa del reato del doping che però deferisce tutto quanto al CONI, quindi una situazione che rimane pressoché uguale a quella che c'è adesso.
Chi dovrebbe essere l'organo competente?
Le competenze le darei alla Sanità, non prevedo pene detentive, prevedo solo multe molto alte, ma solo multe.
Sulla Procura antidoping lei è favorevole?
No, io ritengo che, in relazione a questa legge, il CONI e le Federazioni faranno delle normative interne che prevedono anche le sospensioni dalle attività sportive. In realtà l'accertamento dell'avvenuto "dopaggio" come lo chiamano gli sportivi, deve avvenire attraverso le strutture pubbliche.