IL PERSONAGGIO
Cristiano Lombardo

Le prodezze dell'ex ragazzone
C'è' chi lo ricorda tutt'ora come l'eterno ragazzone della vela palermitana, ma Cristiano Lombardo, velista di professione, ha certamente raggiunto, ormai, una propria maturità umana e sportiva. Forse, è' la persona che ha più' cose da raccontare sulla escalation che lo sport velico siciliano ha compiuto negli ultimi venti anni. Di sicuro, gran parte dei successi ottenuti dalla flotta d'altura, che ha sede nell'alveo della vecchia cala, porta direttamente o indirettamente, la sua firma.



Impossibile, con Cristiano, non rievocare i "vecchi tempi" delle competizioni Ior.
Hai nostalgia delle regate di allora, disputate con la vecchia formula?
"Non certo per il tipo di stazza che si usava. Una formula vale l'altra. In fondo, anche l'Ims sta funzionando. Ho bei ricordi di alcune barche vittoriose: Sir Biss, Duffy, Sfulingo, così per nominare le più forti. Ma adesso, con le nuove formule di regata, ho ottenuto anche maggiori soddisfazioni. Ad esempio con Amunì-Osama Citizen di Pusateri, che ha gareggiato ai massimi livelli, vincendo contro altre barche ugualmente sponsorizzate e, quindi, armate fino ai denti. Il futuro comunque è nei monotipi, dove il primo è primo e l'ultimo è ultimo. La gente si sta stufando ad investire un sacco di soldi per poi regatare con formule sempre più complesse."
Il tuo ruolo a bordo si è evoluto. All'inizio, in altura, eri un famoso prodiere, apprezzato come tale anche fuori Sicilia......
"Certamente. Avendo in mano la gestione intera della barca, ho assunto un ruolo più centrale. Non lo definirei come quello dello skipper. Per certi versi è di più, per altri di meno".
Spiegaci meglio.
"Una barca d'altura vince o perde in base alla somma di molte qualità. Sono tante le variabili su cui bisogna lavorare. Lo skipper è soltanto chi comanda la barca in acqua, io preparo la barca dalla a alla zeta. Fra i problemi da affrontare, a parte la messa a punto, l'efficienza delle vele, tralasciando la scelta stessa iniziale della imbarcazione, quella del programma di regate cui partecipare e via dicendo; un ruolo non secondario è svolto dalla formazione di un equipaggio. Un team di velisti deve vivere gomito a gomito per tutta una serie di regate e spesso anche per tutta la stagione, deve acquisire un affiatamento totale. Guai se, per il gusto di avere i grossi nomi a bordo, mettiamo insieme due "galli...."
Come definiresti questo tuo ruolo?
"Non è un ruolo codificato. Nella vela classica questo era un ruolo molto informale, svolto di fatto dall'armatore o da più persone. Chiamiamolo manager o direttore tecnico. Per una volta, manca il termine marinaresco"
Insomma, chi vuol vincere in regata deve chiamare uno come te?
"Non vorrei sembrare presuntuoso. Sono piuttosto soddisfatto, ma è una cosa che mi porto dentro. A volte mi dico che il denominatore comune dei più importanti successi della flotta alturiera palermitana sta proprio in quel tipo di preparazione che io ho curato, direttamente o indirettamente. Alcuni armatori hanno capito che è un lavoro che svolgo con competenza ed anche con amore e mi accordano piena fiducia. Naturalmente, ci sono anche gli avversari. Ma di un certo tipo di impostazione sono stato fra gli iniziatori, non solo in Sicilia, ma certamente anche a livello nazionale".
I tuoi ricordi comprendono, anche, barche non siciliane.
"Certamente. Oltre ad Aria del romano Carlo Bixio, con cui ho disputato una One Ton Cup e due Sardinia Cup ricordo anche con piacere Spritz-Osama che oltre essere stata la mia prima presenza nell'Osama Sailing Team mi ha consentito di piazzarmi secondo ad un campionato del mondo ricevendo dal Coni la Medaglia d'argento al merito sportivo."
Che cosa vuol dire oggi preparare uno yacht da regata?
"Anzitutto un controllo accurato di tutta l'imbarcazione, a partire dalle appendici, per renderle perfettamente speculari, specie in uscita. Poi, il controllo, bilancia alla mano, di tutte le dotazioni di bordo ed, infine, direi la scelta dell'equipaggio. Ma è soprattutto l'applicazione di una certa mentalità e professionalità durante tutta la preparazione che fa la differenza, questa mentalità viene dall'aver regatato anche sulle derive".
Questo lavoro è divenuto la parte saliente della tua vita?
"Non direi. Sono l'amministratore della Columbus Yacht di Palermo, di cui sono socio insieme ad altri noti velisti come Piero Majolino, Alberto Wolleb, Italo Faraci e Marcello Rocca. Ci occupiamo di yachting a 360 gradi. Inoltre, rappresentiamo i Cantieri Beneteau in Sicilia. Curo tutto con uguale impegno".