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Oltre il ragionevole dubbio 
(Il caso Forti)
 
The Fair Trial

 

Se il delitto e' molto grave, le prove indiziarie e le circostanze molto discordanti, l’unica garanzia che assicuri un verdetto assunto oltre il ragionevole dubbio e' il giusto processo.

Le parole fair trial o due process traducono, nel mondo anglosassone, la necessita' che regole di correttezza regnino nel campo d’armi dove accusa e difesa si contendono la colpevolezza o l’innocenza (che in Florida significano la vita o la morte) dell’imputato.

Solo descrivendo le regole di questo ideale terreno di scontro si puo' comprendere cosa sia accaduto realmente nel processo a carico di Enrico Forti e se quel processo si puo' definire giusto.

Se la decisione finale sulla colpevolezza spetta alla giuria, ossia al popolo degli Stati Uniti d’America, non si puo' pretendere che quei rappresentanti abbiano la competenza per gestire il modo in cui le prove devono essere formate.

Per dirigere la complessa macchina del processo ci vuole un giudice professionista. e' il giudice che arbitra le azioni dell’accusa e della difesa. A lui si deve il compito arduo di mantenere le parti all’interno della zona di rispetto delle regole e di ossequio alla legge. Se le parti oltrepassano le linee di confine, il giudice ha il dovere di intervenire per sanzionare lo sconfinamento, sempre indicando alla giuria cio' che puo' essere ritenuto tra le prove da porre a base della decisione e cio' che, invece, deve essere posto fuori da essa, come se mai fosse avvenuto nell’aula di giustizia.

In estrema sintesi si puo' dire che la giuria giudichera' soltanto le prove che il giudice ha ritenuto di dover ammettere.

L’operazione, in apparenza semplice, esige le sue regole.

Ecco cosa il giudice Victoria Platzer dice ai suoi giurati prima di iniziare il processo contro Enrico Forti:

«Devo rassegnarvi alcune informazioni prima che il dibattimento vero e proprio abbia luogo.

Voi siete stati selezionati e avete giurato fedelta' alla legge per decidere il caso promosso dallo Stato della Florida contro Enrico Forti. Questo e' un caso penale. L’imputato e' ritenuto responsabile di omicidio di primo grado. La definizione delle circostanze e ogni altro elemento di questo delitto vi saranno spiegati di qui a poco. e' vostra solenne responsabilita' determinare se lo Stato della Florida avra' provato la sua accusa contro l’imputato al di la' e fino all’esclusione di ogni possibile o ragionevole dubbio. Il vostro verdetto dovra' essere basato soltanto sulla base delle prove, della loro esistenza o della loro inesistenza e, quindi, sulla legge.

Il capo di imputazione non e' parte di queste prove ne' puo' essere da voi considerato come una prova di colpevolezza. e' mia diretta responsabilita' decidere quali leggi applicare per questo caso e spiegare queste leggi alla vostra conoscenza. e' sotto la vostra responsabilita', invece, decidere quali fatti, ricostruiti durante il processo, potranno ritenersi veri e decidere in conseguenza.

Ebbene, i limiti delle competenze attribuite alla giuria e quelli attribuite alla Corte sono chiari e inequivocabili cosi' non vi e' alcun pericolo di sconfinamenti.

Sappiate che questo e' uno dei principi fondamentali del nostro sistema giudiziario.

Prima di procedere oltre e' necessario, ancora, che voi sappiate in quale modo il dibattimento sara' condotto. All’inizio ascolterete le dichiarazioni della pubblica accusa in ordine alle prove che saranno portate alla vostra attenzione. Vi rammento che cio' che ascolterete come introduzione non e' prova e che nessuna di quelle parole potra' costituire supporto per la condanna.

Di seguito ascolterete i testimoni che deporranno sotto giuramento. Essi saranno esaminati dalle parti. Durante questa fase vi potranno essere produzioni delle parti. Ad esempio documenti.

Dopo che le prove saranno interamente sviluppate le parti avranno modo di svolgere le loro argomentazioni finali. Solo a quel punto io vi illustrero' circa la legge applicabile alle prove che avrete udito e quindi entrerete nella vostra camera di consiglio per il verdetto finale.

Non dovrete formare o manifestare alcuna opinione sul merito di questo caso fino a quando non avrete udito tutte le prove, le richieste delle parti e le mie finali istruzioni.

Nemmeno tra di voi.

Adesso devo comunicarvi che durante il corso del dibattimento potra' accadere che, per dirimere questioni legali insorte tra le parti, io vi invitero' ad entrare nella camera di consiglio e cio' potrebbe richiedere un tempo di attesa. Ebbene, sappiate che neppure in questi momenti vi sara' concesso di parlare del caso tra di voi. L’unico momento in cui potrete farlo – vi ripeto – e' quando vi sara' chiesto esplicitamente di decidere la sorte penale dell’imputato.

Se qualcuno tentera' di violare questa regola o se qualcuno vi invitera' a farlo sara' vostro preciso dovere denunciarlo alla Corte. Perche' questo caso dovra' essere deciso soltanto sulla base di cio' che apprenderete ufficialmente nel corso di questo processo e non attraverso informazioni o altre suggestioni che potrebbero provenire dall’esterno.

Vi e' espressamente vietato svolgere attivita' di approfondimento dei fatti in modo personale o autonomo. Vi e' precluso recarvi sui luoghi in cui i fatti si svolsero se non per ragioni d’ufficio esplicitamente autorizzate dalla Corte e non potrete leggere alcun articolo sui giornali che riguardi questo processo. Chiaramente non potrete discutere del processo direttamente con i pubblici ministeri, con i difensori o con i testimoni. Tutto cio' fino a quando il verdetto non sara' deciso.

Ho il dovere di ricordarvi che nel processo penale l’imputato puo' avvalersi del diritto di rimanere in silenzio e che non e' l’imputato che deve provare la sua innocenza ma l’accusa la colpevolezza. Anche se l’imputato dovesse avvalersi del diritto di non rispondere questa scelta non deve, non potra' farvi ritenere che questo sia un segno di colpevolezza, come non potrete ricavare un giudizio di colpevolezza dalla scelta dell’imputato di porre o non porre un certo tipo di domande ai testi che si sentiranno.

L’accusa e la difesa conoscono le regole del giudizio che davanti a voi si svolge. Le parti hanno gli strumenti adeguati per sollevare le questioni che riterranno pertinenti per il vostro giudizio. A questo proposito, quando un’obiezione verra' formulata e' vostro dovere non chiedervi perche' e a qual fine l’obiezione sia stata formulata. Allo stesso modo non vi e' permesso desumere qualcosa dall’accoglimento o dal rigetto di un’obiezione o di una richiesta delle parti.

Penso di aver detto tutto.

Vi ribadisco: cio' che dovrete porre alla base del vostro dovere e' l’affermazione della verita'.

e' vostra solenne responsabilita' stabilire la verita', al di la' e fino all’esclusione di ogni possibile o ragionevole dubbio. 

Il processo puo' adesso avere inizio…».  

In questa delicata alchimia di ruoli va da se' che parte fondamentale del giusto processo risieda nell’equita' di posizione tra accusa e difesa, nonche' il diritto per l’imputato di provare la propria innocenza con ogni mezzo probatorio lecito.

Proprio relativamente a questi ultimi aspetti deve essere registrata una circostanza singolare del processo a carico di Forti che condizionera' tutto il corso degli avvenimenti.

Ho gia' riferito del possibile coinvolgimento di Thomas Knott nella morte di Dale Pike e ho anche riportato la scelta di quest’ultimo di accettare il plea agreement (ossia una dichiarazione di colpevolezza patteggiata) ottenendo “qualcosa” in cambio della decisione di aiutare lo Stato a condurre il processo contro Forti.

Con quella scelta, Knott diventava un collaboratore di giustizia (State witness).

Ma di che cosa si era accusato esattamente Thomas Knott?

La risposta a questa domanda ha natura processuale, ma diventa, d’un tratto, una circostanza esterna e successiva al delitto che potrebbe condizionare le sorti del giudizio.

Dicendo questo, alludo a un condizionamento non solo a favore dell’imputato, ma – con stretto rigore logico e consequenzialita' – anche riguardo all’esito dell’accusa, perche' dal chiarimento relativo alle ammissioni di Knott si poteva aggravare o attenuare il livello di compartecipazione nell’assassinio delineato nel capo di imputazione.

L’ammissione di colpevolezza patteggiata avrebbe potuto confermare il grido di innocenza dell’imputato Forti, oppure confinarlo, in modo definitivo, dentro lo steccato della condanna…

Eppure di quell’accordo stipulato con lo Stato della Florida non c’e' traccia.

Si sa soltanto che Thomas Knott si e' dichiarato colpevole di avere sottratto al vecchio Pike la somma complessiva di novantamila dollari e anche del possesso di arma da sparo.

Nel corso del processo, la difesa chiede a gran voce che quell’atto possa essere ammesso, che si possa sapere di piu' sulle ammissioni di Knott e sul suo accordo con lo Stato.

Il giudice decidera' di non accogliere la richiesta e la giuria non conoscera' mai il contenuto dell’accordo per la confessione.

La difesa, da parte sua, sceglie deliberatamente di non chiedere l’esame del Knott ritenendo, erroneamente, che quell’ammissione di colpevolezza fosse da sola sufficiente a convincere i giurati dell’estraneita' del Forti nell’omicidio di Dale.

Non e' facile dire se il processo a Enrico Forti sia stato giusto, equo e rispettoso delle regole secondo il diritto degli Stati Uniti d’America. Forse oggi non sarebbe corretto improvvisarsi giudice dei giudici. Io cerco soltanto di rileggere quegli atti dal punto di vista della ragionevolezza e questo stato della coscienza – per fortuna dell’intera umanita' – ha uno spirito apolide.

e' importante, comunque, che ci si ponga questa domanda:

«Il patteggiamento di Knott creava un ragionevole dubbio sulla responsabilita' del Forti?».

Continua... L'accusa