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Se l’accusa e la difesa si contendono il campo del processo in modo equilibrato, la valutazione del contenuto delle prove e la loro interpretazione diventa l’unico strumento di decisione. Qui di seguito sara' trascritto il contenuto della deposizione resa dal padre della vittima alla presenza di Catherine Fernandez-Rundle e Reid Rubin (per lo Stato della Florida), Ira Loewy( avvocato di Enrico Forti), Anna Davide Fernandez (avvocato di Thomas Knott), Carol Martin (avvocato di Anthony Pike). La testimonianza si e' svolta presso il Cobalt Center di Londra venerdi' 26 e sabato 27 marzo 1999, durante il primo processo che fu promosso contro Forti e Knott per truffa e circonvenzione di incapace ai danni di Tony Pike. e' necessario segnalare che si tratta di un esame diretto svolto dalle difese delle parti. In altri termini, il padre della vittima e' chiamato a ricostruire i fatti sulla base delle domande poste e avvalendosi dei documenti mostrati. Ho accorpato parte delle dichiarazioni e abbiamo sintetizzato alcune risposte solo per rendere la traduzione intelligibile. La quantita' dei “non ricordo” e dei “non ho memoria” incide pesantemente nello svolgimento logico della testimonianza e, a volte, la vanifica del tutto. Non pensiamo di essere lontani dal vero affermando che la semplice lettura delle dichiarazioni di Anthony Pike consente di comprendere il contesto piu' di mille deduzioni logiche o giuridiche. e' notorio che negli USA (e allo stesso modo in Italia) il testimone ha il dovere di dire tutta la verita', solo la verita', nient’altro che la verita'…
Domanda: Buon giorno, signor Pike. Come si sente oggi? Risposta: Nervoso. Domanda: Okay. Non sia nervoso. Ha manifestato le sue sensazioni al pubblico ministero? Risposta: Si'. L’ho fatto. Domanda: Mi lasci spiegare il motivo di questa sua testimonianza. Lei e' probabilmente il testimone chiave nel caso che ci vede oggi impegnati nel processo contro l’imputato Knott e il mio cliente, l’imputato Forti. Comprende questo? Risposta: Si'. Domanda: Normalmente, in Florida, soprattutto nelle questioni che riguardano i processi penali, i difensori hanno diritto di esaminare direttamente i testimoni per valutare la loro attendibilita'. e' cio' che adesso stiamo facendo. Ha compreso anche questo? Risposta: Si'. Domanda: Cio' che le chiediamo e' di rispondere alle nostre domande in modo veritiero, di chiarire esattamente cosa accadde, di non tralasciare nulla di quanto a sua conoscenza. Risposta: Si'. Domanda: Se, nel corso della sua deposizione dovesse accadere che la domanda posta non e' chiara – e questo puo' accadere perche' spesso noi avvocati diamo per scontate alcune cose che invece non lo sono – la invito a dirlo subito perche' io non voglio che lei possa rispondere sulla base di sensazioni o di supposizioni. e' chiaro anche questo? Risposta: Si'. Lo e'. Domanda: Le voglio chiarire, ancora, che il nostro dialogo sara' trascritto in stenografia. e' necessario, quindi, che lei risponda alle mie domande solo dopo che io le avro' interamente concluse nella loro formulazione. Anche questo e' chiaro? Risposta: Si'. Domanda: Va bene. Possiamo quindi cominciare… e inizierei proprio da questo punto. e' vero o non e' vero che lei e' malato di AIDS? Risposta: Si'. e' vero. Domanda: e' vero che ha conosciuto di essere affetto da questa malattia fin dal 1993? Risposta: Si'. Sarebbe piu' corretto dire che si tratta di HIV (sieropositivita' ndr). Domanda: Non abbiamo molto tempo e, quindi, mi scusera' se dal 1993 passo al 1997. e' vero che, nel gennaio 1997, lei effettuo' un viaggio in Asia per raggiungere i suoi figli? Risposta: Si'. Domanda: Lei arrivo' in Asia e mentre era in Asia le si rivelo' la malattia o qualche sintomo connesso alla malattia da immunodeficienza? Risposta: A quel tempo non avevo idea di cosa si trattasse, questo collegamento con l’AIDS si rivelo' successivamente. Apparentemente si trattava di una leishmaniosi. Domanda: Dove ebbe a contrarre questa malattia? Risposta: Bene, questo proprio non posso dirlo ma, all’apparenza, anche i cani possono trasmetterla. Domanda: Non ha ben compreso la mia domanda… dove si accorse di averla contratta? Risposta: In Malesia. Domanda: e' giusto dire in Malesia mentre era in compagnia di uno dei suoi figli? Risposta: Si'. In compagnia di Dale. Domanda: Con Dale… e cosa accadde esattamente? e' vero che ando' in Australia? Risposta: Si'. Mio figlio mi porto' in Australia. Io non avevo percepito nulla riguardo il mio stato di salute. Non riuscivo a credere a mio figlio quando mi disse che mi aveva trovato nudo e esanime dentro una camera di albergo. Il responsabile dell’albergo lo aveva invitato a portarmi via di li'. Pensai dapprima che mio figlio avesse esagerato nel racconto. Ero stupito io stesso di quello che mi era accaduto. Domanda: Cosi' la portarono in un ospedale in Australia? Risposta: Si'. Mi portarono a Sydney, a casa del piu' giovane tra i miei figli. Restai in quel luogo per un certo tempo. Piu' di una settimana. Poi le mie condizioni di salute resero necessario il trasporto in ospedale. Domanda: I suoi due figli maschi, erano a conoscenza della sieropositivita'? Risposta: No. Domanda: Sapevano soltanto che lei era affetto da una malattia non meglio chiarita? Risposta: Si'. Domanda: Ritiene che se avessero saputo avrebbero scelto l’immediata ospedalizzazione? Risposta: Non penso. Fino a quel momento nulla aveva creato apprensione. Domanda: Va bene. Chi altri era a conoscenza della sua sieropositivita'? Risposta: Mia moglie. Domanda: Sua moglie lo sapeva? Risposta: Si'. Domanda: E fu contattata? Risposta: Da chi? Domanda: Da Dale o Bradley… Risposta: Probabilmente si'. Domanda: Dopo o prima del suo ricovero? Risposta: Dopo. Domanda: E in ospedale, fu subito chiaro da quale patologia lei era affetto? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda qualcosa del periodo trascorso in ospedale? Risposta: Fu un’esperienza traumatica. Non riuscivo a credere a tutto quello che mi accadeva. Ho ancora incubi a questo proposito. e' un periodo triste che ricordo vagamente. Domanda: Lei era molto malato. Non e' vero? Risposta: Si'. Domanda: Quindi ebbe a ritornare ad Ibiza. gennaio 1997, anzi febbraio 1997. Risposta: Si'. Dopo piu' di un mese di degenza in ospedale in Australia ritornai ad Ibiza. Domanda: Puo' spiegarci come cio' avvenne esattamente? Risposta: Si'… fui portato dall’ospedale in un luogo di ricovero per degenti e mio figlio Bradley contatto' mia moglie che in quel momento si trovava in vacanza in Messico e le comunico' che sarebbe stato meglio ritornare se voleva vedermi prima che io morissi, visto che mi avevano dato da quattro a sette giorni di vita residua. Domanda: e' corretto dire che i luoghi di ricovero cui lei allude in Australia sono molto simili a quelli presenti negli Stati Uniti. Sono luoghi in cui si portano i malati terminali. Corretto? Risposta: Si'. Esatto. e' proprio cosi'… Domanda: Pero' e' anche vero che non tutti i degenti muoiono. Quanto tempo vi trascorse? Risposta: All’incirca tre settimane. Domanda: E cosa accadde dopo? Risposta: La mia salute peggiorava e Vera (moglie di Tony ndt) arrivo'. Verifico' i trattamenti medici cui ero sottoposto e si accorse che c’era qualcosa che non andava per il verso giusto. Disse che dovevo andar via al piu' presto. Che in quel luogo morivano tutti, che tutti stavano morendo in quel luogo. Mi disse che non mi avrebbe lasciato morire e progetto' come andare via da li'. Certo non era facile farlo. La sorveglianza era assai stretta. Si stava come sotto un controllo di polizia. Mi ricordo ancora una ragazzina che era, come me, degente in quell’ospizio… Domanda: Va bene. Andiamo al punto. Vera la condusse via da quel luogo. Risposta: Si'. Domanda: Bradley e Dale acconsentirono a questa scelta? Risposta: No. Entrambi si opposero. Domanda: Ma Vera prevalse… Risposta: Esattamente. Domanda: Devo supporre che a quel tempo i suoi rapporti con Vera dovevano essere ottimi? Risposta: Lo erano… Domanda: In quel preciso momento, sapeva Vera del legame sentimentale che la univa ad una giovane donna? Risposta: Beh… tutto cio' venne fuori da una mia audizione nel corso del procedimento che venne promosso per la mia interdizione. Mi dissero che io non avrei potuto piu' scegliere dove vivere. Che non potevo piu' lavorare. Ero del tutto incapace e pero' comprendevo quello che mi accadeva e mi ribellavo a tutto quello che stava accadendo. Dicevo a me stesso che non potevo accettare. Mi dicevo che non potevano cancellarmi dalla vita. Cosi' accadde che Vera mi disse che tutto quello che mi stava accadendo era disgustoso… Domanda: Lei si opponeva a questa tutela imposta in ragione delle sue condizioni fisiche? Risposta: Si'. Domanda: Suppongo che l’opposizione nascesse dal fatto che lei si riteneva interamente capace di svolgere ogni incombenza che la riguardava? Risposta: Si'. Domanda: E sua moglie Vera era d’accordo con lei sul punto? Risposta: Ebbene, no. Domanda: Non lo era, in quel preciso momento? Risposta: No. Cio' che Vera sosteneva, almeno cosi' ricordo… Domanda: Cosa sosteneva sua moglie Vera? Risposta: Che dovevo rientrare ad Ibiza… Domanda: Bene, lei rientro' a Ibiza nel febbraio? Risposta: Si', alla fine di febbraio. Domanda: E fu in questo periodo che inizio' a ricevere il trattamento sanitario adeguato? Risposta: Corretto. Anche con un pizzico di fortuna. Domanda: E il suo stato di salute comincio' a migliorare? Risposta: Si'. Domanda: Molto bene. Vorrei adesso andare piu' avanti nel tempo. Vorrei arrivare all’ottobre del 1997 allorquando lei si reco' a Londra per parlare con il dott. Paul Chadwick. Risposta: Si'. Domanda: La ragione di questo incontro risiedeva nel fatto che lei desiderava una perizia medica che potesse affermare la sua piena capacita' a gestire gli affari che la riguardavano? Risposta: Esatto. Domanda: e' corretto dire che in quel momento i suoi rapporti con Vera erano pessimi? Risposta: e' corretto. Domanda: e' corretto dire che Vera ebbe ad avere con lei scontri non solo verbali? Risposta: e' corretto. Domanda: Puo' spiegarci cosa accadde e perche'? Risposta: Ho vaghi ricordi. Cio' che posso dire e' che la figlia di primo letto della mia ex moglie era arrivata a Ibiza dall’Australia. Lei era la rappresentante di un grande gruppo turistico interessato all’acquisto del mio albergo. Domanda: Scusi se la interrompo… ha detto figlia di primo letto della ex moglie… puo' spiegarci meglio questa parentela? Risposta: Sono stato sposato tre volte e lei non era mia figlia ma la figlia della mia seconda moglie… quindi non e' mia figlia naturale. Il suo nome e' Rolend. Domanda: A quali condizioni il gruppo australiano era interessato all’acquisto dell’albergo? Risposta: Il prezzo che io chiedevo era 5 milioni di dollari e segnalavo loro che nella valutazione non si doveva fare riferimento alla quantita' delle prenotazioni o al giro d’affari perche' il valore dell’albergo derivava dalla sua unicita'. L’ho costruito personalmente in oltre sedici anni di continui rifacimenti. Il giro d’affari non poteva da solo fissarne il valore. Domanda: Con questo vuole affermare che il giro d’affari dell’albergo non era alto? Risposta: Si'. Ma il giusto valore di mercato dell’albergo poteva indicarsi in cinque milioni. Domanda: Puo' spiegarci cosa accadde successivamente? Risposta: L’arrivo di Rolend creo' non pochi problemi. Mia moglie Vera disse che Rolend non avrebbe potuto soggiornare nell’albergo e soprattutto non avrebbe potuto dormire sotto il mio stesso tetto. Vera manifestava apertamente la sua animosita' nei confronti di Rolend per il semplice motivo che quando conobbi Vera io stavo con Rolend, nel senso che Rolend era la mia fidanzata… Domanda: Tutto questo accadeva esattamente quando? Risposta: Era l’estate del 1997, agosto forse… e accadde che Vera comincio' a minacciarmi ed aggredirmi anche fisicamente. Comincio' a ritenersi proprietaria dell’albergo e comincio' a portare via numerosi oggetti… Domanda: Vera prese anche del denaro? Risposta: Si'. Domanda: Perche' non ritenne, a quel punto, di accettare l’offerta di Rolend e del gruppo australiano che le offriva cinque milioni di dollari? Risposta: e' sempre una questione di circostanze fortunose. Proprio qualche giorno fa ho rivisto i documenti della proposta contrattuale… Accadde che la moglie del principale partner finanziario del gruppo mori' di cancro in breve tempo ed egli resto' da solo con tre figli e si trovo' a far fronte a necessita' piu' urgenti. Non poteva piu' viaggiare e occuparsi delle cose della societa' come aveva fatto in precedenza. Un altro socio aveva avuto un grave incidente d’auto e anche lui non pote' viaggiare per lungo tempo… Domanda: In poche parole l’affare si perse… Risposta: Esattamente. Domanda: Ebbe proposte contrattuali da altri soggetti? Risposta: Di norma almeno sei volte all’anno ricevevo proposte di acquisto dell’albergo e ogni volta preparavo la documentazione per i richiedenti. Costoro venivano, si sedevano al mio tavolo e ripetevano le solite parole. Ero talmente stufo di sentire ripetere ogni volta le stesse parole. Io dicevo loro che non avevo tempo da perdere e loro ripetevano di essere diversi da tutti quelli che li avevano preceduti. Ecco allora che quando dicevano cosi' io comprendevo che erano uguali ai precedenti. Io dicevo loro che non avevo bisogno di denaro e che il mio stile di vita era assai elevato. Ho sempre avuto auto costose e, fino a qualche tempo fa, anche barche d’altura. Vivevo dove volevo e la vita che facevo era di mio gradimento. Nell’inverno avevo denaro a sufficienza per viaggiare per il mondo e non farmi mancare nulla… Domanda: L’albergo lavora stagionalmente. Non e' vero? Risposta: Si'. Da giugno ad agosto. Il resto dell’anno e' quasi per intero vuoto. Domanda: Ecco perche' lei puo' viaggiare per il resto dell’anno… Risposta: Esattamente. Domanda: In altri termini lei spende durante l’inverno cio' che guadagna durante l’estate? Risposta: Si'. Domanda: E durante il periodo invernale chi cura l’albergo? Risposta: Mi occupo personalmente di ogni cosa: dal decoro alle riparazioni. Domanda: e' corretto dire che durante la stagione invernale l’albergo puo' avere qualche problema di contante proprio a ragione delle entrate ridotte? Risposta: Si'. e' corretto. Domanda: Puo' riferirci quando esattamente decise di venire a Miami? In special modo puo' riferirci se fu accompagnato da Thomas Knott? Risposta: Si'. Domanda: Subito le chiedo: conobbe in quell’occasione l’imputato Enrico Forti? Risposta: No. Domanda: Ma ne aveva sentito parlare? Risposta: No. A quel tempo no. Domanda: Cosa la spinse a venire negli States e perche' proprio a Williams Island? Risposta: Avevo ricevuto un corriere presso il mio albergo a Ibiza un corriere giunto da Williams Island. Io a quel tempo neppure sapevo dove fosse Williams Island. Aprii il corriere e vi trovai una specie di brochure che magnificava ogni cosa di quel posto. Era una brochure veramente ben fatta… doveva essere costata almeno duecento dollari. Poiche' era stata inviata a me personalmente mi chiesi chi avesse affrontato le spese di spedizione. Per questo affidai ai miei dipendenti di accertare chi avesse inviato il plico telefonando direttamente al mittente. Io non avevo proprio idea di chi potesse essere. Mi meravigliava che qualcuno potesse, cosi' a caso, inviare quel materiale cosi' costoso. La telefonata con il mittente del plico mi chiari' ogni cosa. Fu allora che seppi che dietro quella spedizione c’era Thomas Knott. Seppi che Knott vendeva o era responsabile della vendita di alcune unita' abitative a Williams Island, cosi' telefonai a Knott e gli dissi: «Ehi amico! Non sapevo che fossi li'…» e lui mi rispose dicendomi che aveva soltanto dato disposizione di inviarmi la brochure. Domanda: Devo interromperla. Quindi lei gia' conosceva Thomas Knott? Risposta: Certo. Domanda: Quando incontro' per la prima volta Thomas Knott? Risposta: Circa dieci anni prima dell’episodio che appena raccontato. Domanda: Dove fece la sua conoscenza? Risposta: Knott era un ospite dell’albergo a Ibiza e diventammo subito amici. Domanda: Quale giudizio lei aveva di Knott? Risposta: Era un brillante playboy, di grande successo con le donne. Ricordo che tutti mi dicevano che avrei dovuto conoscerlo. Io non ero interessato alla cosa. Ma poi l’albergo era piccolo e tutti insistevano. Un giorno ebbi modo di incontralo e mi accorsi che, in effetti, avevano ragione perche' era veramente carismatico ed aveva al suo fianco una donna di rara bellezza. Knott aveva tante donne veramente belle. Quella a lui vicina in quel momento aveva una specie di adorazione per lui mentre lui la trattava come se nulla fosse. Domanda: Questo accadeva negli anni Ottanta? Risposta: Si'. Domanda: Ascolti signor Pike, quante camere aveva l’albergo quando conobbe Knott? Risposta: Allora aveva dodici camere che furono successivamente portate a ventidue. Domanda: C’era una ristorante nell’albergo? Risposta: Certo. Il ristorante c’e' sempre stato insieme ad altre attrazioni. Domanda: Ritorniamo per un attimo al momento in cui ricevette la brochure dalla Florida, da Thomas Knott. Cosa accadde esattamente? Knott la invito' a raggiungerlo a Williams Island? Risposta: Si'. Mi invito' ad andare come ospite a Williams Island. Penso fosse il mese di novembre. Mi sentivo bene. Non c’era molto da fare in albergo. Pensai che non sarebbe stata una cattiva idea e ritenni di non dire nulla a mia moglie Vera. Domanda: e' esatto dire che cio' accadde dopo la visita fatta in Inghilterra e dopo che il medico inglese, dott. Scullard l’aveva dichiarata fisicamente idoneo e autonomo in termini di capacita' di gestire i propri interessi? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Corrisponde a verita' che fu lei stesso ad effettuare le prenotazioni relative al volo per Miami e nessuno ebbe ad accompagnarla per effettuare tutte le operazioni relative all’imbarco? Risposta: Si'. e' esatto. e' anche vero che molte tra le persone a me vicine mi sconsigliarono quel viaggio ma io sono stato sempre un uomo molto cocciuto e decisi di partire. Domanda: e' corretto dire che in quel preciso momento lei era pienamente cosciente di tutto cio' che faceva e di ogni suo intendimento? Risposta: Si'. e' proprio cosi'. Domanda: Proprio come adesso, lei riteneva coscientemente di poter assumere ogni decisione che riguardasse gli interessi economici relativi all’albergo? Risposta: Certamente. Lo ero come ancor oggi lo sono. Domanda: e' corretto, quindi, affermare che se in quel preciso momento qualcuno le avesse formulato un’offerta economica relativa alla vendita dell’albergo lei sarebbe stato pienamente capace di valutarla e decidere per il suo interesse? Risposta: Ritengo di si'. Domanda: Mi lasci approfondire la questione. Lei ricorda la creazione della societa' Laffan? Risposta: No. Assolutamente no. Domanda: Dunque… sapra' di certo che il suo albergo e' di proprieta' di una societa' spagnola? Risposta: Certo che lo so… Domanda: Puo' pronunciare il nome di questa societa' spagnola? Risposta: Can Pep Tuniet. Domanda: Can Pep Tuniet. e' questa la societa' che possiede l’albergo? Risposta: Si'. Domanda: e' vero che il cinque per cento della societa' spagnola e' di sua proprieta'? Risposta: Diciamo che l’intera proprieta' e' mia. Domanda: Pero' il novantacinque per cento era posseduto da una societa' chiamata Laurabada? Risposta: Questa era una societa' da me creata offshore. L’operazione mi era stata suggerita dai miei commercialisti. Era un’operazione finalizzata alla vendita dell’albergo. Se avessi venduto non avrei dovuto fare altro che cedere le azioni di questa societa' e basta. Domanda: Perfetto. Pero' se lei possedeva il cinque per cento a titolo individuale, e' chiaro che quel cinque per cento doveva essere ceduto al compratore indipendentemente e insieme alla cessione dell’intero pacchetto di azioni della Laurabada. e' vero o no? Risposta: Sono spiacente ma non comprendo la questione… Domanda: Proviamo a semplificare. La Can Pep Tuniet possedeva il cinque per cento del Pikes Hotel, l’altro novantacinque per cento era posseduto dalla Laurabada. e' giusto? Risposta: e' giusto. Domanda: Quindi. e' stata creata la societa' Laffan che controllava la Laurabada. e' giusto? Risposta: Si'. e' giusto, ma io non ero a conoscenza di questo particolare… Domanda: Perche' questa operazione fu fatta mentre lei era in ospedale, in Australia? Risposta: Esatto. Domanda: Chi fece tutto questo? I suoi figli Dale o Bradley, sua moglie Vera? Tutti insieme? Risposta: Sicuramente uno fra loro ma io non posso saperlo. Cio' che posso dire e' che la societa' Hemery Trust manovro' quel tipo di operazione non appena fu chiara la mia malattia. Le azioni furono trasferite dalla Laurabada alla Laffan forse per proteggere i miei futuri interessi, cosa questa che non avvenne proprio in ragione del miglioramento della mia salute. Insomma si fece cio' che era necessario per evitare che qualcuno potesse aggredire la societa' dall’esterno. Domanda: Forse sarebbe piu' semplice dire che si fece tutto in previsione della sua morte. Se lei fosse morto sarebbe stato piu' semplice trasferire la proprieta' della societa' che possedeva l’albergo. e' corretto dire questo? Risposta: e' proprio cosi' ma e' anche vero che non avevano necessita' di complicare le cose. C’era gia' la societa' Laurabada che copriva ogni esigenza… Domanda: In altri termini, se lei fosse morto sarebbe bastato acquisire quelle? Risposta: Esattamente. Domanda: Tuttavia, mentre la Laurabada le apparteneva, la Laffan lei non sapeva neppure che esistesse. E quindi al momento della sua morte chi deteneva la Laffan avrebbe in modo automatico acquisito tutto. e' corretto affermare questo? Risposta: e' esattamente cosi'. Domanda: e' vero che quando venne per la prima volta a Miami lei non conosceva nulla della societa' Laffan e che mai nessuno ebbe a spiegarle la situazione? Risposta: Bene… i miei familiari mi dissero che tutto mi era stato spiegato ma io non ho alcun ricordo al proposito, non ho proprio nessuna memoria di questa circostanza… Domanda: Forse tutto questo e' accaduto mentre lei era molto malato? Risposta: Si'… forse e' stato proprio in quel momento. Domanda: Ma successivamente ando' mai a Jersey (isola offshore della Gran Bretagna dove la societa' aveva sede e dove era stata formalmente creata ndt) per discutere con qualcuno che sapeva? Risposta: No. Domanda: Quindi lei arrivo' a Miami – lei cosi' sta affermando – assolutamente all’oscuro di ogni cosa. Ignorando che la Laffan possedeva l’albergo… ignorando che la Laurabada e la Can Pep Tuniet non possedevano piu' l’albergo… Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Perfetto. E veniamo alla sua permanenza a Miami. Fu ospitato da Knott? Risposta: Si'. Domanda: Quanto e' grande l’appartamento di Thomas Knott? Risposta: e' grande quanto basta. Si trattava di un bivani. Domanda: Ci vivevano altre persone? Risposta: Ci viveva un mondo intero li' dentro, c’era tutto il popolo della piazza di Piccadilly! Tante donne, soprattutto tante donne di ogni sorta. Era un luogo molto rilassato, informale… Domanda: Diciamo un’atmosfera da party permanente? Risposta: Esatto. Domanda: E’ vero che a Williams Island lei ebbe a conoscere Enrico Forti alla fine del mese di novembre dell’anno 1997? Risposta: No. Credo che fosse piu' in la' nel tempo... Domanda: Primi giorni di dicembre? Risposta: Direi piuttosto gli ultimi giorni di dicembre. Domanda: e' vero, comunque, che vi puo' essere una certezza di quella data avuto riguardo alla prima volta che il Forti ebbe a visitare l’albergo Pikes ad Ibiza. Non e' vero? Risposta: Esatto. Domanda: e' giusto dire che la conoscenza avvenne in modo casuale ai bordi della piscina del complesso residenziale di Williams Island? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda in quale contesto avvenne quella presentazione? Risposta: Si'. Lo posso ricordare perche' ero da solo in piscina. Io spesso ero in compagnia di Thomas Knott ma in quell’occasione ero solo e mi accorsi di una ragazza molto bella che spingeva una carrozzina con un bimbo. Un altro le era vicino. Ho subito pensato, oh mio Dio!, questa ragazza deve essere una babysitter. Mi piacerebbe conoscerla. Questi due bambini erano veramente molto belli e accanto a lei c’era questo ragazzo molto prestante nel fisico che, ad un certo momento, tiro' fuori dalla tasca una piccola macchina da presa argentata e comincio' a filmare lei e i bambini. Io mi avvicinai e chiesi: «Scusate, ma e' veramente una telecamera quella che vedo?». E lui mi rispose che si'… che si trattava dell’ultimo gioiello tecnologico e che, se solo lo avessi voluto, me ne avrebbe procurata una a meta' prezzo. Domanda: Quindi, non vi fu una presentazione? Nessuno le disse: «Ti presento Mr. Forti?». Risposta: Si'. Esatto. Domanda: e' corretto dire che Knott non le presento' Forti e che tutto avvenne casualmente in piscina allorche', altrettanto casualmente, la moglie e i figli di Forti vi si trovavano? Risposta: Si'. e' proprio cosi'. Domanda: Nel corso di questa occasionale presentazione si parlo' di qualcosa in particolare? Risposta: No. Il giorno successivo, mentre ero in compagnia di Knott in piscina, arrivo' il Forti con la famiglia e lo stesso Knott mi disse che avrei dovuto conoscere il Forti perche' era una persona molto importante a Williams Island e che avremmo potuto discutere con lui il nostro progetto. Lui era l’uomo giusto da conoscere. Domanda: Di quale progetto sta parlando? Risposta: La vendita dell’albergo. Domanda: Ne aveva gia' discusso prima con Knott? Risposta: Si'. Prima che Knott avesse i suoi guai giudiziari in Germania. Domanda: Quale era il progetto in discussione? Risposta: Knott avrebbe creato un club chiamato Pikes Membership Gym, una societa' di diritto tedesco. Egli avrebbe venduto le azioni di questa societa' per centomila Marchi tedeschi e in cambio gli acquirenti avrebbero avuto il diritto di uso dell’albergo per cinque anni in modo rinnovabile. Io obiettati: «Ma, Thomas, cosa avrebbero gli acquirenti in cambio? Due settimane ogni anno al Pikes Hotel? Suvvia! e' ridicolo. Due settimane l’anno in albergo non valgono un cosi' alto importo in danaro». E lui, per tutta risposta mi disse: «Lasciami fare! Tranquillo… nessuna paura, ci penso io. Lascia che sia io a gestire la parte finanziaria…». Domanda: Ci faccia capire bene di cosa si tratta. L’idea che le proponeva Knott era quella che negli Stati Uniti viene chiamata timeshare type project (una specie di multiproprieta' ndt) dove il venditore cede le azioni che rappresentano il diritto di gestire l’albergo per due settimane in un anno. Un qualcosa molto simile a quello che vende la Disney World. Si compra il diritto di rimanere in un albergo Disney World per due settimane all’anno. Era questa l’idea? Risposta: Si'. Esattamente. Domanda: e' lei era interessato in questo progetto? Risposta: Beh… mi sembro' una buona idea. Mi diceva che non avremmo fatto una somma enorme all’inizio ma che avremmo potuto utilizzare da subito le enormi potenzialita' dei ricchi che si trovavano a Williams Island e che solo con quelli avremmo potuto riempire l’albergo. Domanda: e' corretto dire che lo scopo di quell’operazione era di riempire l’albergo nei mesi invernali perche' nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre l’albergo era pieno? Risposta: Esatto. Domanda: Dunque, mi faccia capire, quando voi vedete il Forti in piscina a Williams Island pensate subito ad un possibile acquirente del vostro progetto per le azioni dell’Hotel Pikes? Risposta: Esattamente. Domanda: Bene, cosa accadde successivamente? Risposta: Accadde che fu Forti a sollecitare il contatto con me. Io uscivo ogni sera con Knott e i suoi amici. Non ero in realta' interessato a Forti. Cio' che mi attraeva era il tipo di vita che faceva Knott. Era evidente poi che tra i due non corresse buon sangue, c’era un attrito evidente. Domanda: e' corretto, quindi, affermare che lei stesso ebbe ad accorgersi che Knott e Forti non avevano nulla in comune. Risposta: Si'. e' corretto. Domanda: Pero', ad un certo momento, lei comincia le trattative per l’acquisito con il Forti e lo invita ad andare ad Ibiza per vedere l’albergo? e' vero? Risposta: No. Io non l’ho invitato. Domanda: E allora come mai in dicembre il Forti venne ad Ibiza, proprio nell’albergo? Risposta: Beh… accadde che Forti stava organizzando un mega show a Parigi e io avevo un ruolo in tutto questo perche' uno dei miei amici era un dei piu' grandi manager in Europa nella materia dei grandi eventi. Il mio amico si chiamava Pino Saggleico e gestiva stars del calibro di Madonna, Michel Jackson ed altre di altissimo livello. e' grazie all’attivita' di Pino che l’albergo Pikes comincio' ad avere una certa rinomanza come l’albergo delle stars. Domanda: Ma l’albergo non era vicino al mare? e' vero? Risposta: No. Domanda: Anzi era proprio piu' verso la zona montagnosa. e' vero? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Pero' artisti come Julio Iglesias venivano in albergo? Risposta: Si'. Domanda: E, chiaramente, questo incrementava la fama dell’albergo e dava maggiori possibilita' di guadagno? Risposta: Si'. La reputazione dell’albergo era molto alta. Non facevo neppure caso alla quantita' di persone celebri che lo frequentavano durante l’anno perche' qui potevano trovare la privacy che cercavano. Domanda: Ritorno alla mia domanda precedente. In quale modo lei comincio' a discutere con il Forti la possibilita' di cessione dell’albergo? Risposta: Gli avevo mostrato una brochure dell’albergo e Forti si era subito dimostrato assai interessato all’acquisto. Mi aveva posto numerose questioni e mi aveva detto che aveva intenzione di acquistare una barca. Aveva intenzione di portare una barca e metterla a disposizione dei clienti. Disse proprio cosi'. Io chiesi: «Ma pensi funzionera' davvero?». E lui mi rispose: «Certo. Curero' io stesso le spese per l’acquisto e mettero' la barca a disposizione dei clienti». Domanda: Lei parlava di una brochure… Risposta: Si'. Una specie di newsletter, tratta da internet, che io avevo portato con me a Williams Island. Sono sicuro che quella brochure fu vista dal Forti. Domanda: Quali erano le sue condizioni di salute in quel preciso momento. Voglio dire, esternamente lei manifestava segni evidenti della sua malattia? Risposta: No. Assolutamente no. Ero normalissimo. Domanda: Lei ha detto che era in piscina quando incontro' i Forti. Non e' vero? Risposta: Si'. Prendevo il sole. Nuotavo, anche se non molto. Mi sentivo bene. Domanda: E, allora, puo' chiarirci come mai decise di trasferirsi presso l’appartamento che il Forti aveva a Williams Island? Risposta: Certo. Come ho gia' detto, l’appartamento di Thomas Knott era un vero e proprio “porto di mare” e tanta gente vi soggiornava. Forti mi disse che non era per me una buona cosa restare in rapporto con il Knott e mi prospetto' un alloggio alternativo. Domanda: Quando si prospetto' questa nuova soluzione? Risposta: Tre settimane, forse un mese dopo la mia permanenza presso Thomas Knott. Domanda: Lei accetto' l’offerta di Enrico Forti? Risposta: Si'. Domanda: Ascolti, Pike, lei solo pochi minuti fa ha detto che non era interessato al Forti; che era piuttosto interessato al tipo di vita che le proponeva Thomas Knott. Ed allora perche' accetto' l’offerta del Forti? Risposta: Bene. Ricordo quel giorno in modo assai chiaro. Thomas era da poco andato via dal suo appartamento e Forti era giunto inaspettatamente non suonando il campanello. Mi disse di salire sopra e cosi' avrei potuto essere maggiormente sotto il suo controllo. Domanda: Disse questo: «Sarai maggiormente sotto il mio controllo»? Disse proprio cosi'? Risposta: Parole similari. Domanda: Penso che su questo lei debba darci delle certezze. Erano queste le parole o sono parole che, oggi, lei gli attribuisce sulla base della sua memoria? Sono sensazioni o ricordi? Risposta: Le faro' un esempio. Cio' che ricordo e' che il Forti arrivo' dentro l’appartamento che occupavo dicendomi che dovevamo andar via in quel preciso istante. Ando' nel mio guardaroba e prese i miei vestiti e li piego' sulle sue braccia e prese ogni altra cosa dicendomi: «Vieni con me». Io dissi: «O mio Dio!». E lui rispose: «Si'. C’e' un ascensore. Prendilo». Lui sali' a piedi e fece ingresso in questo appartamento posto proprio sopra quello dove stavo in precedenza ma che, con tutta evidenza, era piu' gradevole del precedente. C’erano i pavimenti di marmo ed era decorato in modo grazioso. Ora – voglio dire – a me non faceva alcuna differenza se si eccettua il fatto che in questo appartamento avevo un grande letto matrimoniale e non un letto per gli ospiti, il miglioramento c’era ma non era poi cosi' particolare. Ma il Forti mi chiese se avessi altri indumenti o cose personali da Knott. Io risposi che si', altre poche cose dovevano essere rimaste giu' nell’altro appartamento. Lui mi rispose che era meglio se scendevo e prendere anche quelle. Cosi' scendemmo insieme e presi quegli oggetti che mancavano. Fu allora che dissi al Forti che la cosa mi imbarazzava non poco nei confronti del Knott perche' ero andato via senza dirgli niente. Forti mi rispose che non c’era nessun problema e che Knott avrebbe di certo compreso. Domanda: Lei ha poc’anzi ribadito che l’appartamento del Knott era un porto di mare con tanta gente che andava e veniva. Addirittura, a volte, lei si trovo' obbligato a dormire nello stesso letto con il Knott. e' vero? Risposta: Si'. e' vero. Dormii con il Knott due o tre volte. Domanda: Non penso fosse confortevole. Non e' vero? Risposta: Non lo era affatto. Domanda: Era piu' confortevole la sistemazione che le offriva il Forti. e' cosi'? Risposta: e' proprio cosi'. Domanda: L’appartamento era tutto a sua disposizione? Risposta: Si'. Tutto a mia disposizione. Domanda: Ne aveva anche la disponibilita' delle chiavi? Risposta: Si'. Domanda: Per caso il Forti la controllava nelle sue frequentazioni in quell’appartamento? Risposta: Oh! No! Assolutamente no. Domanda: e' corretto affermare che nell’appartamento messo a disposizione dal Forti lei si trovo' in una situazione obiettivamente migliore? Risposta: Si'. Domanda: In termini di comfort? Risposta: Si'. Domanda: Dopo il trasferimento lei continuo' a frequentare Thomas Knott? Risposta: Si'. Domanda: Quindi e' corretto affermare che Knott non si ritenne offeso dal trasferimento? Risposta: Knott non ne fece mai menzione. Domanda: Quindi cio' che accadde fu soltanto un trasferimento e basta. e' giusto? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Pero' ebbe la percezione che i rapporti tra Knott e Forti andavano peggiorando? Risposta: Si'. Piccole percezioni. Voci, commenti diretti a screditare l’altro. Domanda: Ricorda cosa diceva Knott di Forti? Risposta: Non ricordo alcuna frase specifica. Domanda: Se dico che il Forti non gradiva il tipo di vita del Knott. e' corretto? Risposta: Si'. e' proprio cosi'. Domanda: Forti era sposato ed aveva dei bambini. e' vero? Risposta: Si'. Domanda: Ne ricorda i nomi? Risposta: Si'. Jennifer e Sara Sky. Forti mi disse che aveva chiamato la sua seconda figlia con il nome del cielo, perche' e' il cielo blu che egli vedeva dalle finestre del suo appartamento. Pensai che questa era una cosa bellissima… Domanda: Puo' definire il Forti una persona gradevole. Risposta: Si'. Certamente lo era. Domanda: e' corretto dire che in quei giorni i suoi rapporti con il Forti si rafforzarono? Risposta: Tutto era legato ai bisogni dei bambini. Non mi era permesso mai di rimanere da solo con la madre e mi diceva che era terrorizzata… Domanda: Un momento di chi stiamo parlando? Risposta: Heather. Domanda: Terrorizzata da chi? Risposta: Da Forti. Almeno cosi' mi sembrava. Domanda: Ma Heather ebbe mai a comunicarle questo suo terrore? Risposta: No. Domanda: Le disse mai di avere subi'to abusi o violenze? Risposta: No. Domanda: Vide mai la traccia di un qualche abuso o violenza? Risposta: No. Domanda: Dunque, questa e' solo un’opinione. Risposta: No. e' una percezione che si basava su quello che vedevo quando i due stavano insieme nella stessa stanza. Sentivo che era terrorizzata. Lei non voleva stare insieme a noi quando discutevamo. Forti avrebbe asserito che questo e' lo stile italiano e che quando si discute di affari le donne non devono trovarsi nei dintorni. Domanda: In altre parole, Heather non voleva essere coinvolta nelle attivita' di affari del proprio marito. e' questo? Risposta: Si'. Domanda: Potevano esservi cento altre ragioni per non voler essere coinvolti. Non crede? Risposta: In effetti, potevano esservi altre ragioni. Domanda: Ne discusse mai con gli interessati. Risposta: No. Mai. Domanda: Bene. Parliamo adesso del momento in cui si comincio' a discutere della vendita dell’albergo Pikes con il Forti? Risposta: Si'. Domanda: Cosa disse lei al Forti a questo proposito? Risposta: Beh… mi chiedeva cose del tipo… mi parlava di Julio Iglesias, se veramente tutti fossero colpiti dal fatto che lui frequentasse l’albergo. Era un po’ ridicolo. Si comportava come un bambino… Domanda: Ma io sto parlando dell’acquisto dell’albergo e vorrei che lei si concentrasse su questo punto specifico. Parlo' mai delle condizioni finanziarie in cui l’albergo sarebbe stato venduto? Risposta: No. Domanda: Indico' mai al Forti le necessita' strutturali dell’albergo? Parlo' mai di restauri? Risposta: No. Domanda: Vi erano dei problemi di infiltrazione d’acqua, gli arredi ed i tappeti erano in parte ammuffiti. Ne parlaste mai? Risposta: No. C’erano stati dei problemi in passato ma poi erano stati risolti. Domanda: Avete mai parlato con il Forti del costo di un appartamento a Williams Island? Risposta: Si parlava dei costi degli appartamenti perche' Thomas Knott cercava di piazzarne alcuni. Se ne parlava in relazione alla nostra idea di cedere la multiproprieta' dell’albergo. Domanda: Ma non vi era nessun rapporto tra la multiproprieta' dell’albergo e l’acquisto di un appartamento a Williams Island. e' corretto? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Ed allora, signor Pike, puo' spiegarci cosa accadde veramente? Non ricorda che ad un certo momento lei e Forti cominciaste a parlare della proprieta' dell’albergo e del modo come cederlo ossia del corrispettivo? Risposta: No. Non lo ricordo. Domanda: C’e' qualcosa che lei ebbe a scrivere a questo proposito? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda quando scrisse questo documento (la difesa lo mostra alla Giuria). Puo' leggerne il contenuto alla Giuria? Risposta: Si tratta di una lettera intestata. L’intestazione e' della societa' che possiede l’albergo Pikes. Essa detiene il novantacinque per cento della Laurabada Investments. Vi e' scritto l’indirizzo, 41 Mott Street Helier, New Jersey. e' il detentore delle azioni per conto del proprietario Anthony John Pike, cittadino di origine britannica ma naturalizzato australiano… Domanda: Non le chiedo di leggere tutto il testo… ma di riconoscere che vi si sta parlando della cessione dell’albergo. e' corretto dire questo? Risposta: Si'. e' corretto. Domanda: Guardi in fondo a quel documento cosa c’e' scritto. C’e' scritto «Copia per Chico». Risposta: Si'. Domanda: e' stato questo documento scritto di suo pugno? Risposta: No. Le parole «Copia per Chico» non sono di mio pugno. Domanda: Ma il resto e' stato scritto da lei personalmente? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda quando questo documento fu redatto? Risposta: No. Domanda: Va bene. Ricordera' almeno di averne fornito una copia al Forti? Risposta: No. Domanda: Non ricorda di averlo redatto? Non ricorda di averlo scritto? Questo documento e' scritto di suo pugno oppure no? Risposta: Si'. e' da me redatto personalmente. Domanda: La scrittura e' forse un effetto della sua malattia, la malattia che l’affliggeva? Risposta: Si'. In effetti la scrittura e' pessima. Domanda: Cosi' si cerco' di battere a macchina il documento? Risposta: Esatto. Domanda: Ritiene che sia credibile quando dice di non ricordare quando tutto cio' accadde? Risposta: Non so. Non ricordo. Domanda: Potrebbe cio' essere accaduto mentre si trovava a Williams Island? Risposta: No. Non penso proprio. Domanda: Ma prima aveva detto che a Williams Island si comincio' a parlare dell’albergo… Risposta: Non lo ricordo. Domanda: Almeno ricorda di avere dato questo documento al Forti? Risposta: No. Non lo ricordo. Non penso di averlo dato al Forti. Domanda: Cerchiamo di riassumere anche solo per via ipotetica. Come puo' il Forti avere avuto il possesso del documento che le ho mostrato? Risposta: Bene… posso rispondere che egli venne e rubo' tutto cio' che era nel mio ufficio. La sola notte in cui si trovo' all’interno dell’albergo quando avrebbe dovuto visionarlo per l’acquisto. L’indomani mattina ando' via presto con una scusa, mi disse che doveva improvvisamente tornare da Heather ma invece di tornare a Miami volo' in Italia e vi resto' per tre giorni. Non potevo comprendere perche' facesse tutto questo. Gli dicevo: «Ma non hai neppure visto l’albergo? Se sei interessato all’acquisto non ritieni che dovresti guardare le condizioni dell’immobile e valutarne lo stato economico?». Mi rispose che aveva tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Domanda: Bene. e' corretto dire che tutto cio' accadde durante il periodo natalizio del 1997? Risposta: Si'. Domanda: e' corretto dire che Forti venne a Ibiza perche' voleva comprare l’albergo? Risposta: Si'. Domanda: e' corretto dire che avete discusso dell’acquisto? Risposta: Si'. Domanda: A questo punto, e' lecito conoscere i termini di questa trattativa? Risposta: In realta' egli evitava accuratamente ogni discussione sui termini della trattativa. Domanda: Vedremo se, in effetti, e' cosi'. Intanto puo' dirci se nel corso di questo viaggio a Ibiza lei ebbe a comunicare al Forti di essere affetto da sieropositivita'? Risposta: No. Non ebbi a farlo. Non ve ne era alcuna necessita'. Domanda: Ebbe mai a comunicare di essere stato dichiarato in stato di incapacita' in Australia? Risposta: No. Domanda: Ebbe mai a comunicare l’esistenza di problemi mentali di impedimento? Risposta: No. Domanda: Ebbe mai a comunicargli i problemi insorti con sua moglie Vera? Risposta: In quella fase, non penso proprio… Domanda: Perfetto. Adesso andiamo un po’ indietro nel tempo. e' corretto dire che entrambi i suoi figli Dale e Bradley vivevano in Oriente. Risposta: Bradley viveva in Australia. Dale in Malesia. Domanda: e' corretto dire che nessuno dei due era coinvolto nella gestione dell’albergo? Risposta: No. e' piu' corretto dire che ci fu un tempo in cui entrambi cercarono di gestire insieme a me l’albergo ma fallirono per la loro incapacita'. E io li buttai fuori. Tutti e due. Domanda: Perfetto. e', quindi, corretto dire che lei non desiderava proprio che i suoi figli si occupassero dell’albergo e che loro ben conoscevano il desiderio paterno? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Perche' li estromise dalla gestione dell’albergo? Risposta: Non erano in grado di occuparsi delle cose di cui l’albergo necessitava. Domanda: e' vero o non e' vero che il pericolo che lei corse in Australia poteva dirsi parte di una specie di ritorsione e un tentativo di rientrare negli affari dell’albergo? Risposta: Penso proprio di si'. Domanda: Pensa che componenti della sua famiglia abbiano tentato di estrometterla dai suoi affari e prendere il suo posto. Risposta: Si'. Lo penso. Domanda: E lei non desiderava certo che questo accadesse. Non e' vero? Risposta: No di certo. Tentarono di farmi dichiarare morto prima che io lo fossi. Domanda: Bene. Tentavano di vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso… Potrebbe dirsi questo? Risposta: Piu' o meno. Domanda: Qual era la posizione economica di Dale? Era un uomo di successo? Risposta: No. Era questa la ragione che lo aveva fatto ritornare all’albergo. Aveva un’impresa in Malesia e aveva lavorato duramente per portarla avanti. Poi la moneta locale si svaluto' e perse quasi tutto nel giro di una sola notte. Cosi' mi disse: «Papa', non posso fare fronte a tutto questo… non so proprio cosa faro' adesso». Cosi' parlai alla responsabile della reception Claire. Claire Moorely che mi invito' a prenderlo nuovamente in albergo anche se io non volevo. Mi disse che ormai erano passati quasi sette anni da quando era stato licenziato e che l’esperienza della vita doveva averlo maturato. Oramai era un uomo di quarantadue anni ed era pure padre di un piccolo e forse questa paternita' poteva averlo cambiato. Cosi' gli inviai la lettera per dirgli di tornare ed egli mi rispose dicendomi che quando l’aveva ricevuta l’unica cosa che gli era venuta in mente era solo la parola grazie. Grazie per avergli dato ancora fiducia. Domanda: Cosi' Dale ricomincio' a lavorare per lei. Risposta: Si'. Domanda: Cerchiamo adesso di collegare le cose. Abbiamo gia' parlato del viaggio che a fine dicembre lei effettua con il Forti alla volta di Ibiza. Chi pago' quel viaggio? Risposta: Il viaggio lo pago' Enrico Forti. Domanda: Arrivati ad Ibiza passaste la serata insieme? Risposta: Non era sera. Era proprio notte fonda. Cominciammo ad esaminare i documenti dell’albergo e io divenni sempre piu' stanco con il passare delle ore. Gli dissi che sarei andato a letto mentre il Forti rimase da solo con le carte. Cosi' egli resto' solo e il mattino successivo era gia' andato via. Solo diverse settimane dopo mi sarei accorto che molti dei documenti dell’albergo erano spariti. Domanda: Quando si verifico' esattamente questa circostanza? Risposta: Quando mi fu necessario consultarli nuovamente. Domanda: Quali documenti avrebbe preso il Forti? Risposta: Tutti. Il contenitore era del tutto vuoto. Domanda: Quali documenti erano contenuti? Risposta: Documenti relativi all’attivita'. Documenti personali. Mi diceva spesso che avrebbe voluto scrivere una biografia su di me e, per questo motivo, non gli impedivo l’accesso a quei documenti personali. Domanda: Eccezion fatta per quello che riguardava la sieropositivita'? Risposta: Non ve ne era alcun bisogno. Non discutevo su queste cose. Domanda: Posso comprendere. Ma io non voglio polemizzare con lei. Cerco di trovare la verita'. e' lei che ha detto di aver dato al Forti i suoi documenti personali. Volevo soltanto chiarire cosa dobbiamo intendere dietro l’espressione «non impedire l’accesso…». Risposta: e' cosi'. Domanda: Se ho ben compreso lei ha volontariamente dato accesso al Forti a tutti i suoi dati personali. e' cosi'? Risposta: Si'. e' cosi'. Domanda: Forti fotocopio' le carte. Risposta: Si'. Forti fotocopio' ogni cosa. Anche quelle per le quali io dicevo: «Ma questo non e' importante. Non ti servira'». Molti documenti furono portati via in originale. Domanda: Perfetto. Pero' a quel punto parlaste necessariamente dell’acquisto dell’albergo? Risposta: Si'. Domanda: Fu raggiunto un accordo? Risposta: Verbalmente, si'. Domanda: Quali erano i termini dell’accordo verbale? Risposta: Che non avrei accettato una somma inferiore a cinque milioni di dollari. Domanda: E poi? Risposta: Che la somma poteva essere corrisposta in ratei e dilazionata e questa era la parte dell’accordo che interessava il Forti. Domanda: In altri termini, Forti non doveva dare cinque milioni di dollari in contante? Risposta: Esatto. Domanda: Come avrebbe reperito la somma? Con mutui presso banche? Cosa prevedeva l’accordo sul punto specifico? Risposta: Ma in verita' con il Forti non si parlo' mai del punto specifico. Ne avevo parlato con il Knott, non con il Forti. Domanda: Ammettera' che c’e' da perdere la pazienza… sto cercando di determinare quale accordo esattamente ebbe a discutere con il Forti per la vendita dell’albergo e lei mi parla del Knott. Ammettera' che non e' chiaro. Dunque… riprovero' a farle la domanda Risposta: Prego. Domanda: e' corretto dire che tra lei e il Forti, nel dicembre 1997 si pervenne ad un accordo per la vendita dell’albergo Pikes? Risposta: Si'. e' corretto. Domanda: e' corretto dire che lei invio' una lettera ai suoi figli Dale e Bradley per segnalare la sua intenzione di cedere l’albergo? Risposta: Si'. Domanda: Se fece questo e' segno che un accordo stava concludendosi. e' vero? Risposta: Si'. Domanda: e' vero che Forti stava comprando tutto l’assetto economico dell’albergo e non solo la struttura immobiliare? Risposta: Si'. e' vero. Domanda: e' vero che parte dell’acquisto del Forti comprendeva mutui ipotecari? Risposta: Si'. e' vero. Domanda: A quanto ammontavano questi mutui? Risposta: Ammontavano a circa trecentocinquantamila dollari ossia il quindici per cento dell’intero valore dell’albergo. Domanda: Perfetto. Era parte dell’accordo che Forti avrebbe dovuto ingrandire l’albergo? Risposta: Era questo uno sviluppo logico delle cose al quale avevo lavorato fin dall’inizio. Domanda: Nei termini dell’accordo erano previsti cessioni di appartamenti? Risposta: No. Domanda: Non furono neppure discusse? Risposta: No. Forse vi fu qualche riferimento generico ma null’altro. Ricordo di aver detto: «Senti Chico, per meno di cinque milioni di dollari non dire mai che tu possiedi l’hotel. Quindi smetti di dire che tu hai comprato l’albergo». Lui, pero', mi invitava a dire che gli avevo ceduto l’albergo in ragione del fatto che piu' facilmente si sarebbero aperti crediti nei suoi confronti da parte di eventuali investitori… Domanda: Pero'… Questo Forti doveva avere una personalita' davvero eccezionale! Risposta: Si'. Domanda: Pero' devo ammettere che anche la sua personalita' non doveva essere da meno. Risposta: Normalmente si'. Ma in quel tempo non stavo bene. Domanda: Comunico' questo al Forti? Risposta: No. Domanda: Ebbe mai a dire al Forti che le sue condizioni di salute erano compromesse? Risposta: No. Domanda: Attualmente, signor Pike, come definisce il suo stato di salute? Risposta: Ottime. Domanda: Ricorda di avere inviato a Dale e Bradley una lettera? Risposta: Si'. Ho visto una copia di quella lettera. Domanda: In quella lettera lei dice testualmente ai suoi figli che l’albergo era venduto. Afferma che l’operazione poteva dirsi un po’ “stravagante” ma che l’acquirente, cioe' Chico, era ben lieto di concluderla. Comunica che il denaro corrispettivo sarebbe cominciato ad affluire dal mese di gennaio 1998 e che l’operazione di compra-vendita poteva ritenersi complicata ma con eccellenti potenzialita'. Afferma, ancora, che si sarebbe amalgamato l’Hotel Pikes con Williams Island per veicolare l’affare reciprocamente. Cosa esattamente intendeva affermare quando parlava di amalgamare gli affari? Lo ricorda? Risposta: Si'. Perche' io stesso ho scritto quelle parole. Amalgamare vuol dire che Williams Island sarebbe stato un luogo di promozione dell’Hotel Pikes e gli affari sviluppati a Ibiza sarebbero stati il volano di quelli da promuovere in Florida. In altre parole, avremmo cercato di vendere unita' immobiliari di Williams Island ai clienti che venivano a passare le vacanze a Ibiza e per me vi sarebbe stata attivita' economica tutto l’anno. Domanda: Lei nella lettera parla di vendita complicata. Cosa voleva dire? Risposta: Che non vi era immediato passaggio di denaro. Cosa questa che interessava tutti ogni volta che c’era un nuovo acquirente che si affacciava all’orizzonte. Domanda: Perfetto. Dunque, eravamo arrivati al punto in cui Forti, dopo essere stato una notte presso l’albergo Pikes, parti' alla volta dell’Italia e quindi ritorno' in Florida. Lei rimase in contatto con il Forti dopo quella breve permanenza spagnola? Risposta: Si'. Domanda: Adesso, puo' chiarire se all’inizio dell’anno 1998 ebbe una conversazione con il Forti nel corso della quale lei manifesto' problemi con sua moglie Vera? Risposta: Non ricordo una conversazione sull’argomento. Domanda: Provi a ricordare… Sua moglie Vera venne a scontri verbali e fisici con lei, tento' di gestire l’albergo in modo autonomo, prese numerosi oggetti, denaro ed altro. Lei disse a Forti che uno dei motivi per cui voleva cedere l’albergo era proprio quello di liberarsi di Vera? Risposta: Si'. e' proprio cosi'. Domanda: A quel punto lei disse al Forti che era interessato ad un appartamento a Williams Island magari lo stesso che aveva in precedenza abitato? Risposta: No. Non ho mai indicato al Forti di essere interessato all’appartamento. Domanda: Sicuro di questo? Mai formulata una richiesta di questo tipo? Risposta: Certissimo. Domanda: Dunque, nel gennaio 1998 lei ritorna a Miami? e' giusto? Risposta: Penso che tornai a Miami proprio tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Domanda: Prese con se' documenti che riguardavano la societa' Laffan? Risposta: No. Domanda: Come mai, allora, Forti possedeva gli originali di questa societa'? Risposta: Perche' li aveva rubati in albergo, come ho gia' detto. Domanda: e' sicuro di non averli dati lei personalmente? Risposta: Assolutamente no. Domanda: Pero' lei fu ospite del Forti per due settimane a Williams Island nel gennaio 1998? Risposta: e' vero. Domanda: E risiedeva nell’appartamento vicino a quello del Forti. e' vero? Risposta: Si'. Domanda: Era un appartamento di cui il Forti era proprietario. Non e' vero? Risposta: Si'. Almeno cosi' diceva. Domanda: Durante questa permanenza di due settimane parlaste dell’affare dell’albergo? Risposta: Guardi, era sempre la stessa storia. Era abile a deviare la discussione. C’era tanta gente che veniva a trovarlo e lui mi trattava un po’ come un ragazzino che bisognava gestire. Domanda: Mi lasci andare ancora avanti per qualche istante e comprendera' le mie domande ancor meglio di quanto fino a questo istante non abbia fatto. Le mostro il documento delle prove processuali contrassegnato dal numero quattro e che indica un contratto sottoscritto tra lei e il Forti. La domanda e': la firma che si nota in calce al contratto e' la sua? Risposta: Si'. Domanda: Si ricorda di avere sottoscritto questo documento? Risposta: No. Quella che vedo e' la mia sottoscrizione ma io non avrei mai sottoscritto quel contratto a meno che quando ho sottoscritto non fossi completamente fuori di cervello. Domanda: Ma quella e' comunque la sua sottoscrizione. Non e' vero? Risposta: Si'. Lo e'. Domanda: E quel documento dice che lei accetta di cedere a Forti la piena proprieta' dell’albergo incluse le strutture, gli arredi e ogni utilita'. e' corretto? Risposta: Si'. Domanda: Ma lei non l’ha mai visto? Risposta: No. E poi la firma e' un po’ dodgy. Domanda: Cosa intende dire con la parola dodgy? Risposta: Intendo dire che non mi sembra proprio la mia scrittura. La T va giu' troppo… insomma, non penso possa essere la mia scrittura. Domanda: Non ricorda di avere sottoscritto questo documento davanti ad un notaio? Risposta: Si'. Lo ricordo. Dovrebbe essere il notaio Edythe Abrahams. Mai vista nella mia vita. Non sono mai stato davanti ad un notaio se si eccettua l’atto realizzato davanti al notaio di Ibiza, non mi sono mai recato da un notaio negli Stati Uniti d’America. Domanda: Le mostro altri due documenti sempre relativi al contratto con il Forti. Risposta: I documenti sono forse formalmente validi ma io non ho memoria sul fatto di averli mai firmati. Domanda: Ricordera', almeno, di avere effettuato un viaggio a Parigi? Risposta: Si'. Questo lo ricordo. Domanda: Chi pago' questo viaggio a Parigi? Risposta: Enrico Forti. Domanda: e' corretto dire che Enrico Forti spese piu' di venticinquemila dollari per lei? Risposta: No. Non penso sia stata una somma cosi' esagerata. Domanda: Forti le invio' venticinquemila dollari? Si' o no? Risposta: Si'. Domanda: Lei uso' questo denaro per l’albergo? Risposta: Si'. Domanda: L’importo fu rimborsato? Risposta: No. Domanda: L’Hotel Pikes aveva problemi di contante? Risposta: Non veri e propri problemi. Problemi l’albergo non ne aveva mai avuti. Era un breve momento di stasi degli affari e accettai quel denaro. Domanda: Accetto' quel denaro quale acconto per l’acquisto dell’albergo? Non e' vero? Risposta: No. Fu un prestito in amicizia. Spesso nel passato avevo amici che mi prestavano del denaro. Domanda: Scusi… faceva parte del suo stile di vita dare del denaro cosi' facilmente? Risposta: Non ero io che prestavo, erano gli altri che mi prestavano… Domanda: Quindi ci faccia comprendere. Con una mano prendeva quel denaro con l’altra non sapeva che stava firmando documenti con cui cedeva l’albergo? Risposta: No. Domanda: Ebbe mai a discutere con il Forti, quale parte del contratto di vendita dell’albergo, sulla necessita' che lei stesso assumesse la nuova gestione delle attivita'? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda che questa parte dell’accordo le riconosceva quattromila dollari al mese? Risposta: Si'. Pero' io mai avrei sottoscritto questo perche' quella somma e' molto inferiore alla somma che io stesso riconosco ai miei dipendenti. Domanda: Lei non considera che oltre quella somma era previsto nel contratto un ulteriore beneficio, basato sui profitti, superiore a circa dodicimila dollari annui. Risposta: Si'. e' vero. Domanda: Torniamo al suo viaggio a Parigi. Cosa accadde a Parigi? Risposta: La mia fidanzata vive a Parigi. Si chiama Fanny. Ero molto felice di rivederla. Domanda: Qual e' l’eta' della sua fidanzata? Risposta: Penso abbia diciannove anni. Domanda: Questo dovrebbe essere uno dei punti di contesa con sua moglie Vera. O no? Risposta: … Domanda: Come conobbe Fanny? Risposta: Veniva in albergo con sua madre fin da quando aveva l’eta' di sedici anni. Era quasi un gioco per me. Qualcosa che non poteva avere risposte. Mi lasciai andare dopo giorni e giorni in cui mi dicevo che non era possibile, non era proprio possibile, che una come lei si potesse concedere a me… lei era veramente bella e dimostrava vent’anni o poco piu'. Era vergine e fummo insieme una notte. Il giorno successivo lei dovette lasciare l’albergo dopo un soggiorno durato dieci o dodici giorni. Non potei neppure dirle arrivederci perche' mia moglie Vera era nei pressi e io ero terrorizzato al pensiero che avesse potuto scoprire qualcosa. Ricordo che, stranezza del destino, proprio Vera mi disse: «Hai guardato quella ragazza!» e io risposi che si trattava di una ragazzina e che veramente doveva vedere le cose sbagliate se pensava che potesse interessarsi ad un vecchio come me… Domanda: Quanti anni ha, signor Pike? Risposta: Adesso ho sessantacinque anni. Domanda: Questo e' accaduto circa cinque anni fa. e' vero? Risposta: Si'. Domanda: Le era stata gia' diagnosticata la sieropositivita'? Risposta: Si'. Domanda: Nei rapporti sessuali che avete avuto ha usato contraccettivi? Risposta: No. Domanda: Il dr. Scullard (il medico che diagnostico' l’AIDS ndt) le ha mai chiarito l’importanza dell’uso del preservativo nei rapporti sessuali che lei intrattiene in relazione al pericolo di contagio? Risposta: Si'. Domanda: Lei, quindi, era ben consapevole di cio' che stava facendo? Risposta: Si'. Domanda: Era cosciente che cosi' facendo avrebbe messo in pericolo la vita della giovane Fanny, che senza il contraccettivo la donna avrebbe potuto contrarre il virus e morire? Risposta: Si'. Domanda: E lei ando' oltre senza curarsene? Risposta: No. Presi la precauzione di non eiaculare dentro. Domanda: Ma il dr. Scullard non la informo' che questo tipo di precauzione era inefficace? Risposta: Si'. Ma continuai a farlo comunque. Domanda: Ci sono altre donne che lei ha posto in pericolo di vita? Risposta: No. Domanda: Quanti giorni passo' a Parigi? Risposta: Tre giorni. Domanda: Tutti sulle spalle di Enrico Forti, scusera' la sintesi volgare… Risposta: Si' Domanda: L’avvocato Paul Steinberg era con voi a Parigi? Risposta: Fu con noi per poco tempo. Forti mi disse che era un uomo molto importante e che io avrei dovuto necessariamente conoscerlo perche' sarebbe stato un ottimo cliente. Non ricordo neppure che viso avesse. Domanda: Ricorda di avere detto davanti a Paul Steinberg di aver venduto l’albergo al Forti? Risposta: No. Domanda: Ricorda di essere andato a Monte Carlo insieme al Forti? Risposta: Si'. Andammo a Monte Carlo prima di Parigi. Domanda: Puo' chiarirci in quale momento di questo viaggio si rese conto che qualcuno aveva usato fraudolentemente la sua carta di credito American Express? Risposta: Si'. Ero a Miami Beach ed avevo cercato di pagare il pranzo con la carta. Per tutta risposta mi fu detto che quella carta non poteva essere accettata. Non ricordo se di questa circostanza riferii al Forti. Cio' che posso dire e' che questa circostanza mi allarmo' non poco e, quindi, ragionevolmente devo averne parlato sia con il Forti che con il Knott. Domanda: Corrisponde a verita' che, mentre eravate a Monte Carlo lei invito' il Forti a chiamare l’American Express per bloccare l’uso della carta di credito sulla quale erano state addebitate spese che lei non aveva mai effettuato? Risposta: No. Non lo ricordo. Domanda: Lei non ricorda? Risposta: No. Non lo ricordo. Domanda: e' giusto dire che gli addebiti per le spese affettuate con la carta American Express transitavano sulla banca Lloyds operante nell’isola off-shore di Jersey? Risposta: Si'. e' corretto. Si trattava di un conto di lavoro aperto presso quella sede. Domanda: Ricorda di avere inviato un fax alla banca chiedendo di chiudere il conto? Risposta: Si'. In effetti inviai qualcosa. Domanda: Le mostro il documento. Riconosce il documento che le mostro? Risposta: Non ho nessuna idea al proposito. Per quello che posso dire sulla base delle mie attuali conoscenze, non ho mai visto questo documento. Mai prima d’ora. Domanda: Ma lei era presente quando il Forti ebbe una conversazione telefonica direttamente con il preposto della banca Lloyds? Risposta: Non ho memoria in tal senso. Domanda: Lei non ha ricordo di documenti inviati, lei non ricorda di avere ascoltato conversazioni? Risposta: No. Non ho nessun ricordo in proposito. Domanda: Lei ricorda o no di aver dato istruzioni alla banca perche' venisse chiuso il conto e che il denaro ivi contenuto fosse trasferito presso altro deposito intestato al Forti? Risposta: Ci sara' qualche documento al proposito… Domanda: Le chiedo se lei ha uno specifico ricordo di averlo fatto. Risposta: No. Domanda: Non ricorda di aver parlato di queste operazioni anche con il preposto della banca Lloyds (signor Dukes), intorno alla data del 13 febbraio 1998, allorche' lei era ormai rientrato ad Ibiza e suo figlio Dale stava accingendosi a partire per gli Stati Uniti d’America? Risposta: Si'. Questo lo ricordo. Domanda: E ricordera', allora, che nel corso di questa telefonata il preposto ebbe a chiederle quale utilita' vi era a spostare quella somma da quel conto se era ormai prossima la vendita dell’albergo al Forti? Risposta: No. Questo non e' nei miei ricordi. Domanda: Vediamo, allora, se e' rimasta nei suoi ricordi questa circostanza: e' vero o non e' vero che, dall’albergo Loews di Monte Carlo dove vi trovavate, lei ebbe a telefonare in Spagna al notaio Pepe Torres dicendogli che era sua intenzione cedere al Forti l’Hotel Pikes? Risposta: Perche' mi sembrava che il Forti volesse acquistarlo. Domanda: Perfetto. Quindi la conversazione aveva il fine di preparare ogni cosa. Corretto? Risposta: Si'. Domanda: E lei voleva cedere il cento per cento. e' corretto? Risposta: Si'. Era solo un’idea del Forti quella di pagare il cinque per cento per evitare che il denaro cadesse in mani non propriamente amiche, come quelle di mia moglie Vera. Domanda: Puo' chiarire meglio questo passaggio? Risposta: Non saprei come farlo. Cio' che posso dire e' che il Forti era sospettoso con tutti. Domanda: Forti non aveva in simpatia sua moglie Vera? Risposta: Mia moglie aveva rubato il denaro dell’albergo. Almeno ventuno milioni di pesetas. Domanda: Al cambio odierno possiamo parlare di una bella somma… Risposta: Si'… certo, si tratta di una somma rilevante… Domanda: e' corretto dire che lei aveva piu' di un interesse a tenere le mani di sua moglie Vera ben fuori dalla cassa dell’albergo? Risposta: Si'. Era proprio cosi'… Domanda: e' corretto dire che la vendita dell’albergo al Forti rafforzava questo scopo e che anzi una delle ragioni della vendita era quella di chiudere una volta e per tutte le pendenze con sua moglie Vera? Risposta: Si'. e' corretto dire cosi'. Era proprio cosi'… Domanda: Perfetto. Puo' chiarirci adesso se la vendita del cinque per cento costituiva solo una parte dell’intero affare? Risposta: Il cinque per cento della societa' Can Pep Tuniet erano noccioline in confronto al complesso dell’operazione. Forti calcolo' che il valore complessivo dell’operazione era pari a due milioni di dollari. Risposi che era un’approssimazione per difetto. L’albergo valeva ben oltre le sue valutazioni. Il Forti mi rispose che questo era vero ma che bisognava tenere basso il prezzo di compravendita perche' altrimenti mia moglie Vera avrebbe utilizzato quel ritorno economico come grimaldello per distruggermi nella causa di divorzio. Io convenni con lui e gli dissi di tenere pure basso il prezzo di compravendita purche' quel prezzo fosse stato alla fine versato materialmente nelle mie mani. Questo versamento non vi e' mai stato. Domanda: La vendita non si e' mai conclusa. e' questo che vuole dire? Risposta: Si'. e' esattamente cosi'. Domanda: Se la vendita non si e' mai conclusa perche', allora, accetto' dal Forti venticinquemila dollari con un trasferimento bancario dagli Stati Uniti in Spagna? Risposta: Era un regalo che il Forti mi faceva. Nulla a che vedere con l’albergo. Domanda: Le fece altri regali di questo tipo? Magari per la sua amante Fanny? Oppure durante la sua permanenza a Monte Carlo? Risposta: A Monte Carlo non lo vidi per tre giorni. Restai da solo in albergo. Domanda: Non ricorda a Monte Carlo qualcuno chiamato Remy? Questo Remy porto' dollari americani e li diede al Forti. Quest’ultimo, proprio davanti al Remy, ne prese una parte e la pose nelle sue mani. Non ricorda questo episodio? Risposta: No. Non ho un ricordo in tal senso. Domanda: Pero' ricordera' che quella sera il Forti aveva vinto una somma cospicua al Casino'? Risposta: Veramente non ne ho un ricordo preciso. Rammento soltanto che il Forti ando' via e che io andai a letto. Il giorno successivo seppi dallo stesso Forti che aveva avuto una notte fortunata. Mi disse testualmente: «Li ho ripuliti…». Aveva tanti dollari. Tanti. Dovevano essere svariate centinaia. Mi disse che aveva vinto al Casino', che i numeri della roulette avevano girato come lui voleva o qualcosa di similare. Queste sue affermazioni mi stupirono non poco perche' fino a quel momento l’avevo considerato una persona molto oculata con il denaro. Pero' dissi a me stesso: «Va bene cosi'… ha vinto… e' un uomo fortunato». La notte successiva volli tentare la fortuna a mia volta ma notai che entrando nel Casino' nessuno lo aveva riconosciuto o salutato. Di solito se qualcuno fa una grossa vincita la sera precedente viene notato e segnalato. Ma attorno a me non notai cio' che pensavo dovesse accadere, ossia che vi fosse un’attenzione particolare sul giocatore. Notai, inoltre, che quella sera il Forti non gioco', eppure alla fine mi disse di avere vinto. Domanda: Insisto a questo punto sulla domanda. Quella sera il Forti non ebbe a darle nulla? Risposta: No. Domanda: Non ha mai ricevuto altro denaro, un orologio Cartier, una videocamera? Risposta: No. Domanda: Veniamo, invece, al suo credito. Quanto le ha preso il Forti? Risposta: Forti non mi ha preso molto denaro. Forti mi ha preso il cuore. Domanda: A parte questa considerazione. e' giusto dire che il Forti non le ha preso nulla in termini di somme di denaro? Risposta: e' corretto. Domanda: e' corretto dire che per ogni conto, per ogni posta economica, per ogni singolo addendo dei conti a lei intestati mai il Forti le ha tolto un solo centesimo. e' corretto dirlo? Risposta: Si'. Il saldo delle somme riscosse dal Forti nei miei confronti e' pari a zero. Domanda: Perfetto. Torniamo agli avvenimenti successivi alla vostra permanenza a Parigi e Monte Carlo. Corrisponde a verita' che, tornato in Spagna, lei diede disposizioni al suo consulente finanziario Pepe Torres di predisporre tutti i documenti per la vendita dell’albergo in favore di Enrico Forti? e', altresi', vero che lei ando' nell’ufficio del notaio di Ibiza, German Peña per concludere la vendita? Risposta: No. Non ricordo nulla di tutto questo. Domanda: Lei non ha ricordo… ma le circostanze che le ho descritto si verificarono o no? Risposta: Si'. Ovviamente. Domanda: e' vero o non e' vero che ad Ibiza, all’interno dell’albergo, lei presento' il Forti come il nuovo proprietario? Risposta: Si'. e' vero. Domanda: Il motivo di questa presentazione era dovuto alla necessita' di negare definitivamente a Vera la possibilita' di entrare in albergo da padrona. e' vero? Risposta: Si'. e' vero. Domanda: Senta, signor Pike, lei parla la lingua spagnola? Risposta: Veramente poco. Domanda: Per qualcuno che ha scelto di andare a vivere ad Ibiza non parlare spagnolo e' veramente una contraddizione in termini. Risposta: Tutta la mia vita e' una contraddizione, un incidente. Pervenni ad Ibiza perche' vivevo nel sud della Francia ed ero appena uscito da un divorzio. Un amico con il quale dividevo la casa era venuto ad Ibiza ritornando da Bangkok. Mi disse che avrei dovuto visitare quel paradiso, perche' in quella terra c’era piu' crumpet che nell’intero mondo. Domanda: Crumpet? Cosa vuol dire crumpet? Spero non stia parlando di quel piccolo biscotto che si prende con il te'? Allude a qualcos’altro? Risposta: Alludo alle signore. O meglio, le ragazze. Domanda: Possiamo tornare al processo? Lei non ricorda di avere ceduto l’albergo davanti al notaio di Ibiza, German Pina? Lei non ricorda di avere contattato numerose persone in Ibiza per spiegare le motivazioni ed il contenuto della negoziazione che andava a svolgere? Risposta: No. Domanda: Vede, signor Pike, quello che qui noi non comprendiamo e' se lei non ricorda perche' i fatti, le circostanze e le azioni non si sono mai svolte; oppure perche' i fatti, le azioni e le circostanze hanno avuto luogo senza che lei ne avesse percepito il contenuto. E allora? Risposta: Posso dirle, ad esempio, che mi sono stati mostrati molti documenti che io avrei redatto e che io avrei sottoscritto. La notte scorsa stavo diventando pazzo perche' guardandoli non li riconoscevo. Eppure dovevo conoscerli perche' erano relativi al mio albergo. Io stavo cedendo il mio albergo e non era possibile che non fossi cosciente di quello che facevo. Dicevo a me stesso: «Forse sono pazzo». Ma io non sono pazzo. Pero' dovevo esserlo – e pure ad uno stadio esagerato – se leggendo quei documenti avevo sottoscritto quelle cose. Avevo venduto l’albergo per pochi dollari. Avevo lavorato tutta una vita, avevo venduto tutte le mie proprieta' in Australia per dare supporto alla nascita di quell’albergo e, adesso, lo avevo dato via per pochi dollari! Nei primi tempi, dopo la nascita dell’albergo, ero stato pure arrestato perche' avevano ritenuto che l’albergo fosse diventato un centro di smistamento della droga. Mi era stato contestato che con i miei redditi non avrei mai potuto incrementare le capacita' dell’albergo e che quindi trafficavo in droga mentre, invece, avevo venduto ogni cosa in Australia per dare il necessario supporto economico all’albergo… Quello era il mio albergo! Avevo selezionato la clientela. Ne avevo fatto un centro per intenditori, per clienti ricchi e, adesso, lo avevo ceduto per pochi dollari. Questa era una follia! Domanda: Tutto questo e' possibile. Un ripensamento e' possibile. Ma in un processo si ragiona sulla base dei fatti e per questo le chiedo: Lei era o no presente quando, a Ibiza, il Forti apri' un conto presso la banca spagnola SA Nostra Bank? Risposta: Non penso. Domanda: Scusi, signor Pike, come fa a non ricordare! Vi recaste in banca, fu redatta una procura speciale che dava al Forti la possibilita' di operare sui conti correnti della societa' Can Pep Tuniet e curaste di verificare che uguale potere fosse riconosciuto anche in suo favore? Risposta: Veramente la procura speciale era gia' pronta… Domanda: La domanda esatta e': «Ricorda di esservi andato si' o no?». Risposta: No. Non mi ricordo. Domanda: Ma lei diede a Forti il potere legale di operare sui suoi conti correnti. e' esatto? Risposta: Si'. e' esatto. Domanda: Mi faccia comprendere. Il Forti operava per conto dell’albergo e lei lo sapeva? Risposta: Si'. Io attendevo che arrivasse il denaro corrispettivo della vendita e lui mi teneva buono dicendomi che prima o poi sarebbe arrivato. Non si puo' dire di avere venduto qualcosa a qualcuno se prima non si e' ricevuto il prezzo del corrispettivo… Domanda: Pero' vi fu una ragione per cui il denaro non fu piu' versato. La ragione semplice risiede nel fatto che lei, dal febbraio 1998, non volle riceverlo. Risposta: Mio figlio era stato ucciso. Domanda: Giusto. Fu a quel punto che lei decise di non andare oltre nell’affare? Risposta: Non volevo piu' avere a che fare con nessuno. Domanda: e' comprensibile. e' vero, pero', che lei continuo' una corrispondenza con il Forti e che questa corrispondenza riguardava l’albergo e situazioni che riguardavano Ibiza? Risposta: Suppongo di si'. Domanda: e' vero che lei stesso ebbe ad inviare lettere al Forti sulla sua carta intestata? Risposta: Si'. Corrisponde a verita'. Domanda: Torniamo per un momento ancora indietro nel tempo. Ricorda il suo viaggio in Marocco ed esattamente nella citta' di Casablanca? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda quando e con chi vi ando'? Risposta: Vi andai in gennaio del 1997 e con me c’era mio figlio Dale. Domanda: Vi ando' nuovamente in febbraio da solo, non e' vero? Risposta: Si'. Domanda: Quale era lo scopo del viaggio? Risposta: Vi e' da fare una premessa. Io ho progettato e curato gli interni del ristorante dell’Hotel Pikes. Ma cercavo qualcosa che potesse sostituire alcuni arredi che non mi sembravano appropriati. Sul ristorante vi erano stati dei problemi con le autorita' spagnole. Vi sono sempre dei problemi in Spagna con le autorita'. La polizia era venuta in albergo e mi aveva contestato che non avevo alcuna licenza. Io avevo replicato che la cosa era ridicola. Avevo aperto ormai da circa quindici anni. Mi avevano lasciato lavorare, avevo pagato le tasse e, adesso, mi si diceva che non possedevo la licenza… Domanda: Insomma, devo supporre che fosse necessario effettuare certi adeguamenti… Risposta: Esattamente. Domanda: e' cio' che accadde durante la sua permanenza a Casablanca che ci interessa. Vorremmo conoscere se e' vero che qualcuno dagli Stati Uniti d’America, proprio in quel momento, cerco' di prelevare del denaro dal suo conto presso la banca Lloyd’s. e' vero? Risposta: Non ricordo. Domanda: Non ricorda di avere scritto ed inviato la lettera che le mostro? Risposta: Non ricordo. Domanda: Guardi bene la lettera. Vi sono le indicazioni del luogo in cui lei risiedeva in Casablanca, vi sono i suoi numeri telefonici. Le informazioni sono dettagliate. La riconosce? Risposta: No. Non ricordo nulla. Domanda: Con quella lettera lei cercava di bloccare l’incasso di un assegno. Si trattava di una somma pari a settantacinquemila dollari. Qualcuno aveva tentato di incassare un assegno. Come fa a non ricordare? Risposta: Posso ricordare che Forti ebbe a parlarmene. Domanda: Perfetto. E dopo che Forti ebbe a parlarne, lei cosa fece esattamente? Risposta: Nulla. Domanda: e' vero che dopo il viaggio in Marocco lei programmo' una trasferta a Miami in compagnia di suo figlio Dale? Risposta: Si'. Domanda: Il Forti non aveva alcun problema a far lavorare Dale nell’albergo? Risposta: Non avrebbe potuto avere problemi visto che in quel momento non era in condizione di disporre di alcunche'. Forse avrebbe potuto obiettare qualcosa in futuro quando avresse avuto la quota che doveva. Ma, fino a quel momento, non poteva sussistere un problema… Domanda: Perfetto. Ma e' giusto affermare che per il futuro, ossia quando ogni cosa sarebbe stata regolarizzata, era importante sapere che Forti avrebbe permesso a Dale di lavorare dentro l’albergo? Risposta: Si'. Da questo punto di vista si'. Domanda: Veniamo, adesso, a questo viaggio negli Stati Uniti. Perche' non avete scelto di partire insieme? Risposta: Per la semplice ragione che Dale aveva gia' un biglietto aereo e cambiarlo avrebbe comportato il pagamento di una penale di cinquecento dollari. Gli dissi: «Non si buttano cinquecento dollari via dalla finestra. Parti prima tu e io ti raggiungo a Miami fra tre giorni». Per questo motivo Dale parti' la domenica da solo. Restammo insieme tutta la notte precedente la sua partenza. Andammo in un night club. Dale parti' presto al mattino. Domanda: Che tipo di night club? Risposta: Un club di ragazze squillo. Domanda: Si chiamava Brothel? Risposta: Si'. Domanda: Uso' in questa circostanza delle precauzioni? Risposta: No. Non usai alcuna precauzione. Domanda: Le risulta che suo figlio Dale uso' qualche contraccettivo? Risposta: Si'. Dale uso' contraccettivi. Dale si porto' una ragazza in albergo e poi parti'. Domanda: Quale tipo di organizzazione fu preparata per il suo arrivo a Miami? Risposta: Posso dire che Dale mi aveva detto di essere senza il becco di un quattrino. Gli dissi che non aveva bisogno di denaro perche' Knott o Forti si sarebbero occupati di lui. Lo informai che Thomas non avrebbe permesso che pagasse per nulla perche' cosi' faceva con me. Gli comunicai, inoltre, che avrebbe alloggiato in un appartamento. Lo esortai a non occupare il letto matrimoniale perche' quello lo avevo riservato per me e di dormire nel letto per gli ospiti. Mi replico' che lui avrebbe desiderato il letto matrimoniale. Una volta partito da Ibiza mi telefono' dopo l’atterraggio a Madrid dicendomi che il volo alla volta di Miami era in ritardo di circa un’ora. Mi comunico' che in quel momento stavano imbarcando il volo e che ormai non rimanevano che sei persone in fila e che era meglio che la conversazione si chiudesse li'. Furono quelle le sue ultime parole per me: «Ti telefonavo giusto per dirti che ti amo». Domanda: Scusi, lei ha detto che l’incontro a Miami era con il Knott o con il Forti? Risposta: Si'. Domanda: Lei non sa esattamente con chi dei due doveva incontrarsi? Risposta: No. Domanda: Dale conosceva Knott? Risposta: No. Non conosceva ne' Knott ne' Forti. Domanda: Come poteva il Knott conoscere la circostanza dell’arrivo di Dale? Risposta: Penso che io stesso accennai alla circostanza. Domanda: Al solo Knott? Risposta: No. Ne riferii ad entrambi. Domanda: Ma lei era ancora in rapporti amichevoli con il Knott anche dopo aver verificato le sottrazioni di denaro da questi consumate ai suoi danni? Risposta: Oh… Si'. Domanda: Lei puo' oggi affermare di conoscere chi, esattamente, avrebbe prelevato suo figlio Dale all’aeroporto di Miami? Risposta: No.
A questo punto dell’esame testimoniale e su questa risposta, la difesa del Forti ritiene di cedere il passo alla difesa di Thomas Knott che comincia a formulare le sue domande. e' questa una parte molto interessante della ricostruzione dei fatti perche' si assiste ad una specie di inversione della visuale che permette di ottenere una “percezione stereoscopica” degli avvenimenti. e' opportuno evidenziare che anche nel corso dell’esame proposto dalla difesa del Knott la testimonianza a volte si aggroviglia in grumi irrisolubili che e' difficile tradurre in modo comprensibile al lettore. Per questo motivo i punti compromessi dal dubbio interpretativo e dall’incertezza sono stati accorpati in frasi o sintesi nel rispetto sostanziale del contenuto informativo.
Domanda: Quando ha conosciuto Thomas Knott? Risposta: Beh… Prima che io lo conoscessi egli era un ospite dell’albergo. Era stato da noi due o tre volte. Aveva un jet privato. Il personale dell’albergo mi disse che avrei dovuto conoscerlo perche' era un soggetto veramente interessante. Mi dissero, testualmente, che era “uno piu' vasto della vita stessa”. Finalmente un giorno lo incontrai e, istantaneamente, fu una reciproca attrazione. Domanda: Cosa avevate in comune? Risposta: Le donne. Domanda: Avete passato insieme tanto tempo ad Ibiza? Risposta: Si'. Tantissimo. Domanda: e' vero che lei conobbe i genitori di Knott? Risposta: Si'. Certo. Domanda: e' vero che spendeva molto denaro nel suo albergo? Risposta: Si'. Tanto. Domanda: e' vero che amava spendere il denaro? Risposta: Si'. Domanda: Che tipo di spese faceva? Risposta: La sua scelta preferita era lo champagne rosa. Allora costava circa duecento sterline a bottiglia e lui ne consumava almeno quattro bottiglie a notte. Se non riusciva a berlo invitava gente al suo tavolo per consumarlo insieme a lui. Domanda: e' vero che porto' altri clienti in albergo anche a bordo del suo jet personale? Risposta: Si'. Ma questo e' normale. Clienti portano altri clienti. Domanda: e' vero che nei periodi di soggiorno ad Ibiza le compro' numerosi regali? Risposta: Si'. e' possibile. Molti clienti facevano regali. Soprattutto a mia figlia. Domanda: e' vero che nel 1992 lei ebbe dei problemi finanziari. Risposta: Diciamo che vi furono necessita' finanziarie connesse all’espansione dell’albergo. Domanda: Knott in quella occasione le presto' del denaro? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda quanto le presto'? Risposta: In verita' le cose andarono cosi': io avevo chiesto del denaro e lui mi aveva detto che non c’erano problemi e avrei avuto tutto quello di cui avevo bisogno. Mandai avanti il progetto di restauro e aspettai invano l’arrivo del denaro. Gli telefonavo ogni giorno e lui, per tutta risposta, mi diceva di avere gia' effettuato la rimessa tramite banca. Mi aveva addirittura inviato la copia del trasferimento bancario. Ma quel denaro non arrivo' mai. Domanda: Ma quanto denaro Knott aveva promesso che avrebbe inviato? Risposta: Piu' di trecentomila dollari. Domanda: La somma non arrivo' mai? Risposta: Mai. Questa condotta di Thomas mi creo' non pochi problemi che dovetti affrontare con la vendita della mia barca. Una volta finito l’impianto sportivo che lui avrebbe dovuto riempire di clienti, non mi invio' neppure uno dei clienti che mi aveva promesso. Domanda: Ma dopo questo episodio, l’amicizia per Thomas Knott resto' immodificata? Risposta: Ma si', certamente. Vede… io comprendevo Thomas. La gente che veniva ad Ibiza, la gente che frequentava il mio albergo era come lui. Gente che non sapeva cosa fosse la vita. Ho avuto anche due suicidi nel mio albergo. Vi ho visto di tutto. Thomas negava di prendere mentre stava prendendo, l’uomo era fatto cosi'. Una volta andai a trovarlo a Nuremberg e mi disse: «Ehi! Amico! Mi vedi! Sono un uomo nuovo adesso. Non mi faccio piu'!». Prendeva cinquanta telefonate in poco tempo ma non riusciva a concentrare una singola parola per iscritto. Mi mentiva e io lo compresi subito e gli dissi: «Un giorno la tua testa ti esplodera', cosi' d’improvviso». Domanda: Questa conversazione fu antecedente all’arresto di Knott in Germania? Risposta: Si'. Domanda: E fu in questa occasione che i genitori del Knott vennero a trovarla? Risposta: Non ricordo esattamente. Ricordo che vennero in albergo proprio mentre lui era detenuto in Germania. O forse era stato rilasciato da poco. Domanda: Come descriverebbe Thomas? Risposta: Carismatico, atletico, incantatore, bello, un uomo attraente per gli uomini e per le donne. Un tipo, insomma, gradevole sotto tutti i punti di vista. Domanda: Anche adesso pensa che Knott abbia queste qualita'? Risposta: Beh… non lo vedo da molto tempo. Posso dire che quando uscivamo insieme si sarebbe potuto pensare che tra di noi potesse esistere una relazione gay. Niente di piu' lontano dal vero anche se tra di noi c’era una considerazione reciproca. Domanda: Chiaro. Lei ando' a visitare Knott durante il suo periodo di detenzione in Germania? Risposta: Si'. Domanda: Chi pago' per il viaggio in Germania? Risposta: Penso Thomas Knott. Domanda: Senta, signor Pike, lei ha in precedenza affermato di essere stato sottoposto ad una procedura di interdizione e che le fu imposto un tutore. Le fu per caso detto che questo provvedimento dopo un certo periodo di tempo si estingue da solo? Risposta: No. Al contrario mi fu detto che la procedura non cessa e che per rimuoverla ci vuole un nuovo provvedimento che annulli il precedente. Domanda: Quindi e' corretto dire che lei e' interdetto ancora oggi? Risposta: Si'. Domanda: Scusi, signor Pike, coma mai, allora lei gestisce l’albergo? Risposta: Beh… formalmente non sono io il gestore ma in concreto sono io che opero. Domanda: Mai nessuna autorita' dall’Australia ha ritenuto di raggiungerla in Spagna per verificare l’esatto andamento della procedura di interdizione e l’attivita' del suo tutore? Risposta: No. Domanda: Lei ha gia' detto che conobbe il Forti in piscina in modo occasionale e che non fu il Knott che ebbe a presentarlo al suo cospetto. Conferma questa circostanza? Risposta: Si'. Fu esattamente cosi'. Domanda: Puo' dirci se Knott si manifesto' contento dell’avvenuta conoscenza o ebbe a svolgere qualche commento sulla persona di Enrico Forti? Risposta: Come le dicevo prima, se dovessi parlarle con il massimo di franchezza la gente qui dentro potrebbe pensare che tra di noi esistesse una relazione gay, cosa questa che – lo ripeto – e' lontana mille miglia dalla verita'. Knott era troppo signore per poter fare commenti di sorta sulla persona di Forti. Era, piuttosto, quest’ultimo che piu' volte ebbe ad affermare che Knott era totalmente nelle sue mani. Completamente sotto il suo controllo. Domanda: Si ricorda quando Forti ebbe a formulare questa affermazione? Risposta: Beh… non fu in una occasione specifica. Erano questi discorsi ripetuti sovente. Forti affermava che l’appartamento dove viveva Thomas fosse di sua proprieta' e che egli vi risiedeva senza pagare alcunche'. Forti diceva che si era preso carico anche del conto presso il club del complesso residenziale e che non chiedeva indietro il denaro per non creare in Knott l’imbarazzo e l’offesa della restituzione. Domanda: Un momento… lei sta parlando dell’appartamento dove viveva Thomas Knott? Risposta: Si'. Esattamente quello, il bivano, dove c’era sempre tanta gente. Domanda: Le rivolgo ancora una volta la domanda: cosa Knott le diceva di Forti? Risposta: Non penso ne avesse un’ottima opinione. Domanda: Torniamo a parlare di alcuni episodi che la videro protagonista. e' vero che Forti le sottopose alla firma dei documenti anche a notte fonda? Risposta: Si'. e' vero. Una notte Forti mi raggiunse dentro la mia stessa camera da letto. Dovevano essere la tre di notte e io dovevo avere pure bevuto. Non sono un dormiglione e mi svegliai di soprassalto sentendo che qualcuno si era seduto sul mio letto. Mi accorsi che era il Forti che mi invito' a sottoscrivere alcuni documenti. Io dissi molto distrurbato: «Ma insomma, a quest’ora della notte! Non potevi aspettare almeno fino a domani?». Forti mi rispose che non poteva, che si trattava della promozione dell’albergo e che c’era urgenza. Quella notte firmai quattordici documenti. Non so neppure cosa firmai. Era buio e non vedevo neppure dove apponevo la mia firma. Ero anche intontito dai sonniferi che avevo preso. Il giorno dopo riferii la circostanza a Thomas Knott il quale mi disse che non avrei dovuto firmare… Domanda: Le risulta che in quel preciso momento Knott e Forti lavorassero insieme? Risposta: Non saprei rispondere. Domanda: Ma lei ha parlato in precedenza di progetti comuni ai due… Risposta: Si'. Ma poi penso che Forti abbia preso il sopravvento e Knott si sia fatto da parte. Domanda: Lei ha detto in precedenza che Forti la allontano' da Knott. Conferma? Risposta: Si'. Mi diceva che la casa del Knott era frequentata da criminali. Domanda: Sta parlando dell’appartamento di Thomas? Risposta: Si'. Esattamente di quello sto parlando. Domanda: Le parlo' di qualche persona in particolare. Risposta: Mi indico' una della donne. Ma la verita' era che Knott era benvoluto da tutti e tutti lo salutavano con allegria mentre il Forti era solitario e scontroso. Probabilmente questo era dovuto al suo tipo di vita, alla famiglia, ai figli e all’impossibilita' di fare la vita che Thomas ed io facevamo. Domanda: E veniamo al denaro che lei possedeva al momento della sua permanenza presso Thomas Knott a Williams Island. Si procuro' mai una cassetta di sicurezza? Risposta: Ne avevo parlato con Thomas. Acquistai con la mia carta di credito il box di sicurezza ed avevo suggerito a Thomas di comprarne uno anche per se'. Ma accadde che, dopo aver portato il box, Thomas vi inseri' il suo codice di sicurezza (che io non conobbi mai) e, quindi, quel box costato settecento dollari, divento' il suo box. Finii per mettere dentro il box le mie cose mentre la promessa di Thomas, di restituire i settecento dollari rimase lettera morta come, del resto, molte altre promesse. Domanda: Mi faccia comprendere. Lei anticipo' i soldi anche per quell’acquisto? Risposta: Si'. Thomas Knott era cosi'. Prometteva sempre che avrebbe restituito il denaro. Se devo essere sincero fino in fondo per me Knott e' forse l’ultimo dei “big spenders” ossia di coloro che acquistano senza neppure sapere perche' lo fanno. Capitava di uscire con lui e di passare in un negozio per un singolo acquisto. D’un tratto lo si vedeva arrivare con cinque camicie, cinque pantaloni, cinque paia di scarpe, cinque altri tipi di indumenti, cinque oggetti di ogni altro tipo… a quel punto diceva: «Pagami questo». Davvero incredibile. Mentre noi stavamo soltanto guardando i prezzi di alcuni oggetti o cercandone uno in special modo, Thomas aveva gia' ramazzato mezzo negozio e mi diceva: «Vedi come mi e' facile fare acquisti nei negozi? Voi e' da due ore che non riuscite a trovare cio' che cercate…». Domanda: Durante la sua permanenza a Miami aveva portato con se' molto contante? Risposta: Quanto bastava per i bisogni di un medio periodo. Adesso non ricordo, anche perche' portai con me le carte di credito e pagavo con queste le mie necessita'. Domanda: Pero' Knott non le permetteva di pagare le spese connesse alla sua permanenza? Risposta: Si'. Pagava sempre ogni mia necessita'… io gli dicevo: «Tom, non devi farlo…». Domanda: Knott le ha preso del denaro. Ritiene che la mancata restituzione sia connessa alle vicende difficoltose in cui ha navigato fino ad oggi. Alla sua detenzione in Germania. Risposta: Cio' che posso dire e' che sono sicuro che Thomas avrebbe posto l’obbligo della restituzione delle somme come priorita' una volta risanate le sue finanze. Domanda: e' corretto dire che lei considera ancor adesso Thomas un amico? Risposta: Si'. e' proprio cosi'. Domanda: Ricorda di aver mai chiamato per telefono un’amica di Thomas, tal Janet, per dirle di aiutare Thomas a smettere l’uso di cocaina. Risposta: Non lo ricordo affatto. Domanda: Senta, signor Pike, qui, in quest’aula, siamo tutti un po’ perplessi su questa cosa dei rapporti di denaro che lei intratteneva con tutti coloro che le stavano attorno. Ci vuole spiegare come mai lei chiedeva denaro a tutti quelli con cui entrava in contatto? Risposta: Si', in effetti puo' sembrare strano. Ma io vivo questo stile di vita e questo stile di vita ho sempre vissuto. Il mio stile di vita non e' poi lontano da quello che viveva Thomas Knott. Sempre pronto a varare progetti senza avere l’adeguato supporto di denaro. Sempre pronto a coinvolgere la gente in idee cercando nella gente i mezzi finanziari per realizzare. D’altronde tutto nasceva dal lungo periodo invernale dell’Hotel Pikes. Dovevo metter fine a quel periodo di stasi economica. Dovevo cercare un luogo in cui costruire il nuovo Hotel Pikes che potesse lavorare tutto l’anno. Ho girato il mondo in lungo e largo per trovare un posto adeguato. Sono stato in Jamaica e mi offrivano interi alberghi per un nonnulla purche' io concedessi loro il nome Pikes. Il famosissimo musicista Frank Zappa voleva aprire un Pikes Hotel. Mi hanno offerto un posto meraviglioso all’Havana ma io ho rifiutato perche' non mi sembro' sicuro. Ho continuato a girare per il Pacifico e per i mari dell’Oriente. Andai anche in Arabia Saudita. Mi fermai in Thailandia. Vi trovai milioni di ragazze e ogni altra cosa di cui potevo aver bisogno. Da li' mi spostai nel Brunei… Dicevo a me stesso: «Mai piu' turismo stagionale». Domanda: E, dunque, attuo' questi suoi progetti? Risposta: No. Pero' da questi viaggi maturai il progetto di costruire la piu' grande piroga cinese mai costruita al mondo. Chiaramente per questo progetto necessitavo tanto ma tanto denaro. Domanda: Insomma, abbiamo compreso… non era inusuale ricevere denaro… Risposta: No. Non lo era. Domanda: Lei ha gia' detto che Thomas Knott avrebbe voluto comprare l’albergo. Con quali soldi avrebbe potuto farlo? Comunico' al Knott le avanzate trattative con il Forti? Risposta: No. Non dissi nulla al Knott e, a quel punto, lui coltivava ancora speranze sul fatto che io avrei gestito l’affare anche con lui. D’altronde Forti e Knott erano due persone nettamente in contrapposizione in relazione al rapporto con il denaro. Forti era attento alle spese anche solo quelle al ristorante mentre Thomas scialacquava a piu' non posso. Ma, chiaramente, il mio stile di vita era molto piu' simile a quello di Thomas che non a quello del Forti. Domanda: Puo' raccontarci la vicenda dell’orologio che Thomas le dono'? Risposta: Non so se puo' dirsi veramente donato. Tuttavia le cose andarono cosi': avevo un orologio da polso e Thomas mi disse che quell’orologio era veramente pessimo e che avevo bisogno di un nuovo cronografo. Andammo insieme nel grande discount di Aventura. Li' visionammo centinaia di orologi e Thomas mi disse che avrebbe voluto per me un orologio di tale bellezza che ogni volta che lo guardavo sarebbe stato naturale ricordarmi di lui. Io gli dissi: «Thomas non hai bisogno di far questo perche' io ti penso ugualmente». E lui per tutta risposta mi disse che sentiva di far questo e che lo avrebbe fatto. Ne ordino' uno molto bello che in quel momento non era pero' disponibile. Ci si disse di attendere tre giorni. I tre giorni divennero dieci e io andavo ogni volta per sentirmi dire che l’orologio non era ancora arrivato. Finalmente arrivo'. Era un orologio carino, ma non eccezionale. Thomas mi disse di avere speso tremila dollari per me. Piu' tardi seppi che Thomas per regalarmelo si era fatto prestare milleduecento dollari dal suo amico Steve Bacardi il quale mi chiese indietro la somma di denaro o in alternativa l’orologio. Dissi a Steve che mi dispiaceva molto ma che non avrei dato indietro ne' soldi ne' orologio. Piu' tardi l’orologio comincio' a disintegrarsi e lo buttai. Quello che ho al polso mi e' stato regalato dalla mia fidanzata. Domanda: Senta, signor Pike, lei ha gia' detto che dopo l’assassinio di suo figlio Dale lei ha ritenuto di dover interrompere ogni tipo di rapporto con tutti. Ci puo' spiegare perche'? Risposta: Mi sembra evidente. La morte di mio figlio e' da associare ai fatti accaduti a Miami. e' quindi normale che io sia diventato sospettoso su tutto cio' che riguarda Miami. Gli investigatori mi chiedevano: «Chi conosceva tuo figlio in Florida?». Rispondevo: «Nessuno». «E perche', allora, tuo figlio e' venuto qui?». E io rispondevo: «Per incontrare due soci in affari. Per incontrare Thomas Knott e Enrico Forti». Gli investigatori mi udirono per tutto il giorno ed infine mi posero quella terribile domanda: «Signor Pike, chi ha ucciso suo figlio?». E io non mi sentii di rispondere a quella domanda. Dissi che non ne avevo proprio alcuna idea. Dissi che il mio povero figlio Dale non aveva nemici, che lui non era un cattivo ragazzo. Anzi, era un ragazzo a modo e che nessuno poteva pensare di eliminarlo. Domanda: E la polizia cosa ritenne di rispondere ai suoi dubbi? Risposta: Mi riferirono che c’erano soltanto due sospettati. Solo due. Knott e Forti. Dissi loro che non sospettavo di nessuno di loro. Cosi' mi chiesero di chiarire perche' fossi cosi' ottimista. Per me non poteva essere stato Knott perche' lui e' un bravo ragazzo e un amico, che conoscevo Thomas personalmente, intimamente, e non lo ritenevo capace di questo. La polizia mi diceva: «Ma come fa a sostenere questo? Le ha rubato le carte di credito, le ha rubato il denaro». Ho risposto che questo era vero perche' Thomas amava troppo il denaro e la bella vita ma egli non era un assassino, non era capace di uccidere una persona soprattutto mio figlio che conosceva. Domanda: E, per il Forti? Risposta: Dissi loro che non credevo neppure a questa possibilita' perche' il Forti aveva tutto cio' che desiderava. Aveva denaro, una moglie deliziosa, dei bambini. Egli era veramente fuori dallo schema di un assassino. Domanda: E allora? Risposta: Allora la polizia mi disse che c’era solo e soltanto una spiegazione a tutto questo. Questa spiegazione aveva un nome. Il nome era “greed” ossia avidita'. Qualcuno di loro due, o entrambi, aveva ucciso ed aveva ucciso per avidita'. Domanda: Lei era d’accordo con questa ipotesi? Risposta: Dapprima no. Dissi, infatti, agli investigatori che si stavano arrampicando sull’albero sbagliato, che stavano traendo delle conclusioni laddove le cose erano tutte ancora da dimostrare. Ma adesso io ho avuto modo e opportinita' di convincermi che avevano ragione. Domanda: Quali nuove riflessioni le hanno fatto sciogliere i suoi dubbi? Risposta: L’ovvia verita' e' che deve essere stato necessariamente uno dei due. Domanda: Proviamo a comprendere anche noi il perche'. Chi fece le prenotazioni per l’aereo? Risposta: Ci fu un po’ di confusione… perche' io avevo messo da parte duemila dollari per pagare quella trasferta di Dale dalla Malaysia alla Florida pero' alla fine pago' il Forti con il suo denaro. Penso che fu il Forti a organizzare il tutto e Knott non prese contatti con Dale.
Dopo questa domanda seguono una serie di domande sovrapposte in ordine alle spese effettuate da Thomas Knott con la carta di credito di Tony Pike. Il contesto discorsivo appare assai frammentato ma cio' che si desume chiaramente e' che Knott utilizzava la carta di credito di Pike come fosse la sua e che alla base delle spese vi era sempre la promessa che tutto sarebbe stato prima o poi restituito. Chiaramente la restituzione non e' mai avvenuta. Il filo logico dell’esame riprende con domande alle quali il testimone ha gia' risposto. Ho sintetizzato qui di seguito soltanto quelle che possono rivestire un interesse per il completamento della ricostruzione.
Domanda: Nelle sue dichiarazioni alla Polizia ad un certo momento lei afferma che tutto era divenuto come in una malattia cronica da cui era difficile uscirne. Cosa intendeva dire? Risposta: Si'… intendevo dire che quel tipo di vita, la vita che conduceva Thomas alla fine era una vera e proprio follia. Vi faccio un esempio. Non si andava al ristorante perche' si ordinava del Sushi direttamente nell’appartamento. Pero' l’ordine non era un ordine normale, diciamo un ordinaria cena a base di cibo giapponese… No… Thomas ordinava l’intero ristorante… Arrivavano con una specie di battello veneziano imbandito come per un banchetto e il cibo era talmente tanto che era impossibile pensare che fosse stato preparato per sole quattro persone. Domanda: Chiaro. Ma la domanda che le pongo e' questa: Ha mai pensato, signor Pike, che il suo amico Thomas stesse in modo intenzionale tentando di defraudarla dei suoi averi? Risposta: Con le cognizioni che ho adesso posso rispondere: si'. Domanda: Perche'? Risposta: Penso che fosse una specie di ritorsione per essere stato tenuto fuori dall’affare dell’albergo. In verita' penso che mi abbiano ingrassato come un agnello per poi scannarmi. e' la stessa cosa che e' accaduta per mio figlio. Non sapevo esattamente cosa facevo… non avevo alcuna capacita' di difesa. Ero come un pupazzo… ero come affidato alla corrente e, quindi, ero il perfetto target, un obiettivo per tutti coloro che volessero togliermi cio' che possedevo. Domanda: Scusi un momento. Lei ha detto che Knott era risentito per essere stato tenuto fuori dall’affare dell’albergo. Ma ebbe mai il Knott a versarle del denaro per quell’investimento o a perdere qualcosa in ragione dell’albergo? Risposta: No. Domanda: Ed allora perche' doveva nutrire questo risentimento? Risposta: Ma guardi… la cosa probabilmente superava ogni questione relativa all’albergo. Domanda: Ma lei stesso ha detto che tra il Forti ed il Knott non correva buon sangue… Risposta: All’inizio condivisero la stessa idea, lo stesso progetto. Fu dapprima Knott a segnalarmi la possibilita' di un grande affare, ma poi il Forti – come ho gia' detto – prese il sopravvento e disse di avere migliori conoscenze per promuovere quel progetto. Devo dire che come capacita' comunicativa io credevo molto di piu' al Knott pero' tutti e due dicevano che l’albergo aveva possibilita' economiche senza fine, che era una miniera e che avremmo fatto su una fortuna. Io promossi l’iniziativa di entrambi ritenendo che, cosi' facendo, non avrei potuto certo perdere. Domanda: Ma, insomma, Knott e Forti lavoravano insieme o no? Risposta: All’inizio lavoravano insieme. Ci sedevamo tutti e tre al tavolo di lavoro ed io mi sentivo come la Regina d’Inghilterra. Domanda: Poi cosa accadde? Risposta: Accadde che ciascuno cercava di sviare la mia attenzione dall’altro. Fu un qualcosa che accadde passo dopo passo. Ad esempio, il Forti prima mi disse che avrebbe comprato tutto l’albergo pagandomi cash. Io gli dissi: «Ma dove lo trovi tutto questo denaro?». In effetti la somma era eccessiva ed allora egli prospetto' un’altra soluzione di compra-vendita. Domanda: e' vero o no che questo momento coincise con il momento in cui il Forti decise di farla trasferire d’improvviso nell’altra casa posta sopra quella in cui gia' abitava? Risposta: Esattamente. Mi prelevo' (me e i miei vestiti) e mi porto' via, io facendo maturare in me sensi di colpa nei confronti di chi pur ritenevo un ottimo amico ossia Thomas Knott. Domanda: Senta, signor Pike, ho qui davanti a me alcune ricevute di spese varie da voi fatte durante il soggiorno a Williams Island. Per quanto e' comprensibile ritenere, sulla base di queste ricevute, la sua vita a Williams Island non era poi cosi' complicata. Ogni settimana c’era la sessione di manicure, pedicure, massaggi, cure idroterapiche presso il centro di benessere. Abbastanza frequentemente devo ritenere. Chi pagava tutto questo? Risposta: Era tutto addebitato sulla carta servizi di Thomas. Domanda: Cosa vuol dire questo? Risposta: Per accedere a quei servizi occorreva avere una carta speciale che solo i residenti potevano possedere. e' per questo che le somme venivano addebitate sul conto di Thomas. Pero' ricordo che quando eravamo a Monaco, Forti ebbe a dirmi qualcosa che mi colpi'. Poiche' io magnificavo la generosita' di Thomas, lui, per tutta risposta, mi disse che era facile essere generosi quando alla fine il conto lo pagavano altri. Compresi, allora, che tutti i conti di Thomas a Williams Island erano pagati da Enrico Forti. Addirittura con cadenza mensile. Knott viveva sulle spalle di Forti. Domanda: Lei ebbe a notare qualcosa che indicava questa verita'? Risposta: No. Non erano affari miei. Domanda: Senta, signor Pike, forse quelli non erano affari suoi pero' questi che le mostro adesso sono sicuramente i suoi. Le mostro due note di corrispondenza con la Lloyds Bank. Questi documenti hanno le date 11 e 13 febbraio 1998. Ricorda questi documenti? Risposta: Si'. Li ricordo perfettamente. Domanda: Le sottoscrizioni che si vedono alla fine dei documenti sono sue? Risposta: Si'. Domanda: Come puo' facilmente leggere vi e' scritto: «il signor Enrico Forti e' parte integrale della mia societa'». e' lei che ha scritto questo documento? Risposta: Devo essere stato io. Domanda: e' sicuro che non e' stato il Forti a scrivere questo? Risposta: No. Domanda: Cosa intendeva dire con le parole «e' parte integrale della mia societa'»? Risposta: Bene… intendevo dire che… che lui era… Domanda del Pubblico Ministero: Lo ricorda, signor Pike? Risposta: No. Non so proprio cosa voglia dire. Non ricordo nulla. Domanda: Lei ricordera', pero', fatti accaduti piu' di recente. Alludo ad una lettera che pervenne alla societa' Hemery Trust nell’estate del 1998. Ricorda quella lettera. Risposta: Certo che la ricordo. Era la lettera con cui l’avvocato del Forti, Paul Steinberg, mi comunicava un’azione legale per il possesso dell’albergo Pikes. Ricordo che mi sorpresi non poco, anzi se devo essere sincero rimasi annichilito. Domanda: e' giusto dire che in quel momento non era certo suo intendimento cedere l’albergo a Enrico Forti? Risposta: Assolutamente no. Nominai un’avvocatessa, Mrs. Martin per resistere alle pretese del Forti. Devo dirvi che pensai anche che si potesse trattare di uno scherzo ma i documenti che erano in possesso del Forti uscivano fuori uno dopo l’altro e si comprendeva, finalmente, che il Forti aveva pianificato tutto con estrema dovizia fin dall’inizio. Domanda: e' corretto dire che lei non voleva che Forti avesse l’albergo? Risposta: No. Non lo volevo. Se il Forti fosse entrato nella gestione dell’albergo lo avrebbe sconquassato in un anno. Domanda: Anche se lei ne fosse stato il manager, cosi' come era previsto? Risposta: Non sarei rimasto accanto al Forti nemmeno un istante. Domanda: Questa decisione ritiene derivi dai suoi convincimenti sull’omicidio di Dale? Risposta: Si'. Domanda: Ricorda quando per la prima volta ebbe contatti con la Polizia di Miami dopo il ritrovamento di suo figlio Dale? Risposta: Si', certo che lo ricordo. Domanda: Ebbene e' vero che la Polizia di Miami le riferi' qualcosa sul Forti, come ad esempio che egli era un membro della mafia? Le fu fatta menzione della cosa? Risposta: Si'. Qualcuno ebbe a fare menzione della cosa ma non ricordo fosse la Polizia. Certo qualcuno mi segnalo' che il Forti era coinvolto nella sparizione di mio figlio. Tutto si incanalava in questa direzione. Ma adesso non so veramente dire con chi altri venne fuori il discorso. Domanda: Posso sollecitare il suo ricordo? Risposta: Ed allora le rispondo che ho dialogato a lungo della cosa con la mia famiglia e con la mia coscienza soprattutto. Le ripeto, non ho alcuna idea su chi abbia ucciso. Posso dirle che il piu' giovane tra i miei figli mi ha accusato di essere responsabile della morte e cio' mi ha creato grande stress. Ho dovuto personalmente portare il corpo di mio figlio Dale in Australia per la cremazione e dopo la cremazione sua madre mi ha chiamato “bastardo!”, mi ha accusato di averlo trascinato la' dove non dovevo e mi ha fatto giurare che mai, mai avrei avvicinato l’altro nostro figlio… Domanda: Possiamo comprenderla, signor Pike… Risposta: Chiedo soltanto che il colpevole venga trovato e che venga punito. Vengano trovati chi ha premuto il grilletto e chi ha pianificato l’assassinio. Domanda: Convengo con lei. Ma ognuno qui ha il proprio ruolo e questo, oggi, non e' proprio il mio. Il pubblico ministero cerchera' le prove e decidera' su ogni atto dovuto. Posso dirle, pero', che l’ufficio inquirente non ha ritenuto di promuovere alcuna contestazione di omicidio contro Enrico Forti (ndt – in quel momento non ve ne era alcuna). Risposta: Si'. Domanda: Comprende che Enrico Forti non e' accusato di omicidio? Risposta: Si'. Lo comprendo. Domanda: Comprende che egli e' qui giudicato per una presunta frode ai suoi danni? Risposta: Si'. Lo comprendo. Domanda: Quando suo figlio Dale parti' per Miami due giorni prima di lei aveva quale prospettiva del viaggio la discussione dei termini dell’accordo per la vendita dell’Albergo? Risposta: No. Domanda: Ma Dale sapeva di queste trattative? Risposta: Si'. Sapeva che parlavamo dell’elefante bianco ossia parlavamo di una cosa non ancora esistente. Non vi era, secondo Dale, ancora nulla di deciso. C’erano solo i miei discorsi e la mia stupidita' nell’accettare quei discorsi ed e' per questo motivo che Dale venne ad aiutarmi. Non potevo neppure supporre che Dale sapesse cio' che poi ho dovuto constatare che sapesse. Contento del suo arrivo, gli conferii una procura generale a gestire i miei affari, atto, questo, che probabilmente ha causato la sua morte. Domanda: A quale procura generale fa riferimento? Risposta: A quella per gestire ogni affare dell’albergo. Domanda: e' esattamente quella la delega che lei conferi' a Dale prima che partisse? Risposta: Si'. Domanda: Lei comunico' al Forti che Dale veniva con la procura generale da lei conferita? Risposta: Cercando di mettere insieme tutti i tasselli in mio possesso posso dire che Forti ando' a prelevare Dale all’aeroporto – cosa questa che mi ha sempre negato – e poi mi disse che mio figlio non era arrivato. Forti mi disse che aveva aspettato per ore all’aeroporto e che numerose volte aveva tentato, senza esito, il contatto attraverso il pager. Io gli dissi: «Ma andiamo, Chico, e' ridicolo. O e' arrivato, o non e' arrivato. Non puo' essersi certo perso per strada… Domanda: Penso che lei stia andando oltre la mia domanda… Risposta: Sarei arrivato al punto per dirle che se fosse sopravvissuto mio figlio avrebbe mostrato al Forti la procura generale per la gestione dell’albergo. Domanda: Ma non puo' dirci se Forti ebbe mai a vederla? Risposta: Come faccio a rispondere se mio figlio non avra' mai piu' la possibilita' di dirmelo… Mio figlio e' morto. Domanda: Pero' lei e' sicuro che Dale avesse con se' la procura generale. Non e' vero? Risposta: Si'. Certo. Domanda: La procura menzionava la societa' Laffan Trust? Risposta: Penso di si'. Domanda: Senta Pike, lei ha letto i documenti inviati dalla societa' Hemery Trust al Forti? Sa cosa vi si dice esattamente? Vi si dice che lei non e' piu' proprietario dell’albergo. E sa perche'? Perche' lei non ha la proprieta' della societa' Laurabada Trust. Risposta: Si', e' vero. Io non avevo alcun titolo per vendere l’albergo. Domanda: Dunque, Pike… se lei non aveva alcun titolo per vendere l’albergo, lei non aveva per la medesima ragione alcun titolo per poter rilasciare una procura generale a suo figlio Dale per la vendita dell’albergo. Non e' vero? Risposta: Devo convenirne con lei. Lei ha ragione… Domanda: e' giusto dire che la procura generale avrebbe messo Dale al suo posto? Risposta: Si', e' giusto. Domanda: Ma se lei non aveva alcun potere, cosa avrebbe potuto fare Dale al posto suo? Risposta: Nulla. Domanda: Chi sono i titolari delle azioni della societa' Laffan Trust? Risposta: Mia moglie Vera lo era fino a sei mesi fa. Forse Bradley… (sintesi incomprensibile) Domanda: Ascolti, signor Pike, lei ha mai aiutato qualcuno ad acquistare un passaporto falso? Risposta: Si'. Una volta accettai l’invito rivoltomi da Knott e lo aiutai a trovarlo pagando. Domanda: Le costo' una somma pari a circa cinquemila sterline? Risposta: Questo era il prezzo. Domanda: Cio' accadde prima di arrivare negli Stati Uniti d’America? Risposta: Si'. Knott mi disse che era urgente. Pensavo fosse necessario aiutarlo. Gli chiesi quando mi avrebbe dato indietro il denaro. Ebbi la stessa risposta di sempre: «al piu' presto». Chiaramente quel denaro non e' mai tornato indietro. Domanda: Chiese al Knott quale necessita' vi era di un documento falso? Risposta: Beh… Knott mi disse che il documento sarebbe servito nel malaugurato caso in cui fossero nati dei problemi. Mi disse che gia' una volta era stato prelevato e portato in prigione. Mai questo sarebbe accaduto di nuovo. Egli diceva che piuttosto avrebbe ucciso pur di non essere mandato ancora una volta in prigione. Domanda: Disse proprio cosi'? Risposta: Si'. Knott disse che avrebbe prima ucciso qualcuno… Domanda: Lei ha mai letto le dichiarazioni che ha reso Enrico Forti in questo processo? Risposta: No. Domanda: e' strano… perche' lei ha ripetuto le stesse parole che avrebbe udito il Forti proprio dalle labbra di Thomas Knott: «Ucciderei piuttosto che tornare in prigione». Risposta: Non posso che confermare quanto ho detto. Domanda: Signor Pike, non e' facile trovare un passaporto falso. Puo' chiarirci se lei per caso lavora o ha lavorato nei Servizi segreti? Ha mai fatto la spia per qualche Governo straniero? Risposta: No. Avevo soltanto frequentazioni anche con soggetti dediti al crimine. Spesso ne capitavano nell’albergo. Ho conosciuto molti criminali. Domanda: e' cosi' che riusci' a trovare il passaporto falso? Risposta: Si'. e' proprio cosi'… Domanda: Lei ha gia' detto che l’episodio doloroso che ha vissuto le ha permesso di cambiare vita e di ripulirla dalle tante scorie. Risposta: e' proprio cosi'. Domanda: e' giusto dire niente piu' alcol e niente piu' droga. Ma, le chiedo, usava droga nel periodo in cui viveva con Thomas Knott a Williams Island? Risposta: Un po’… Domanda: Che tipo di droga usavate? Risposta: Cocaina. Domanda: Quando lei dice «un po’» cosa esattamente intende dire con quella parola? Risposta: Due volte a settimana. Pero' era del tipo che si sniffava. Thomas spesso esagerava… Domanda: Lei ha detto che Forti disapprovava vivamente quel tipo di vita. Non e' vero? Risposta: Confermo di averlo detto ma non posso dire se Forti approvasse o no il tipo di vita che Knott conduceva. Domanda: Vorrei soltanto mi confermasse in chiusura una semplice circostanza. L’imputato Enrico Forti ebbe mai a prendere denaro senza o contro la sua volonta'? Ebbe mai a sottrarre denaro dai suoi conti bancari? Ebbe mai ad utilizzare le sue carte di credito? Risposta: No. Mai. Domanda: Lei, signor Pike, ci ha risposto dicendoci tutta la verita'? Risposta: Si'. Solo la verita'.
Inserire scheda di Knott?
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Thomas
Knott |
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