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Prima Pagina è un servizio di Albaria per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine

 

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Albaria Magazine
Pubblicazione iscritta il 26/03/1983 al n.10 del Registro della Stampa presso il Tribunale di Palermo Direttore:
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Spor: Calcio
L'INTERVISTA ZEMAN
Incontriamo Zeman, personaggio discusso e apprezzato,
lodato e disprezzato comunque al centro
dell’attenzione dell’opinione pubblica.


zeman.jpg (30116 byte)di Dina Lauricella

Incontriamo Zeman nella sua tana, anzi nella tana della “lupa”, l’Impianto sportivo di Trigoria, 45 minuti dal centro della città, nel cuore della campagna romana. Personaggio discusso e apprezzato, lodato e disprezzato comunque al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica.
- Le capita mai di scontrarsi con l’immagine che i giornali hanno costruito di lei?
Su di me si è detto tanto, certe volte hanno sbagliato altre hanno indovinato, la verità è che lo scontro più duro ce l’ho con me stesso tentando di fare del mio meglio con passione e lealtà.
- Qual’è la sua opinione circa l’attuale situazione sportiva di Palermo?
Ormai sono fuori dalla realtà siciliana, vengo solo in estate ma la vivo in modo totalmente diverso. I miei ricordi sono degli anni settanta. A quei tempi facevo nuoto, calcio, pallavolo, baseball, certo mancavano tante cose, forse più di quante ne mancano oggi, ma avevamo tanta passione e riuscivamo ad andare avanti adeguandoci alla situazione. Oggi con la sola passione non è certo possibile competere con gli altri.
Non ho mai capito perchè in Sicilia tutto risulta essere più complicato, difficile. Nello sport, così come in tutti gli altri settori, se si vuol crescere ad un certo punto si è costretti a scappare, lo dico a malincuore. - Dunque le è dispiaciuto andar via da Palermo.
Moltissimo, ci stavo bene. Si è semplicemente tratttato di una scelta di lavoro appunto, occasioni che altrimenti non avrei mai avuto restando in Sicilia. C’è disorganizzazione in tutti i settori e si vive a secondo se c’è sole o pioggia. Troppo spesso cambiano le opinioni e le strade da seguire.
- Ritiene che dovrebbero cambiare i vertici dell’organizzazione attuale?
Uno da solo non può fare nulla, è un problema di collaborazione, di mettere tutte le componenti al posto giusto. Ce ne sono stati tanti bravi, con buone idee che hanno provato ad affermarsi senza ottenere nulla.
- Quale ritiene che sia la causa principale della difficoltà di portare il Palermo calcio in serie A?
In genere si attribuisce la responsabilità di tali insuccessi alle carenze economiche , eppure abbiamo esempi come il Foggia che dimostrano il contrario. Io stesso, ai tempi in cui allenavo il Licata non disponevo certo di un grosso budget, eppure le mie più grandi soddisfazioni personali risalgono proprio a quel periodo. Anche a Palermo ho fatto nove anni di settore giovanile durante i quali abbiamo mandato cento ragazzi tra i professionisti, non è poco, è un risultato senz’altro positivo.
Ciò che conta è la squadra e non intendo solo allenatore e giocatori ma l’intero entourage che vi gravita intorno: medici, dirigenti, fisioterapisti, addetti stampa, sponsor, ciascuno ha un ruolo importante da svolgere al meglio.
Mi capita spesso di osservare giovani rappresentative di calcio siciliane. Sono forti, arrivano qui e vincono perchè ci sono dei buoni giocatori che però quando arriva il momento di affermarsi spariscono. Per crescere quelli bravi sono costretti a lasciare la Sicilia. E’ normale che se ci fosse un impianto, una società ben organizzata in grado di accoglierli, questi giovani potrebbero restare a Palermo e sarebbero materiale in continua evoluzione e crescita a disposizione della serie maggiore.
- Che ne pensa dell’Iveco Palermo?
Questa è un’assurdità che dovreste spiegarmi voi palermitani. Con quale criterio si acquista una squadra di massima serie senza assicurargli almeno un impianto sportivo? Si vede che ci sono altri interessi! Per non parlare dei lavori del palazzetto che sono continuamente fermi. Bisognerebbe essere coerenti e chiamare la squadra Iveco Trapani, visto che è la che giocano.
- Le piacerebbe tornare in Sicilia e allenare il Palermo?
E’ il sogno della mia vita, ci penso spesso. Lo farei per me, perchè da voi ci sto bene, e lo farei per i palermitani verso i quali ho un debito di riconoscenza, mi hanno davvero dato tanto.
- Cosa manca perchè questo si possa realizzare?
Ci penso da tempo, è difficile dirlo. Vede, io sono un uomo molto freddo la Sicilia invece è una terra estremamente calda, solo lì riesco a trovare equilibrio. Siamo gli opposti che si attraggono.
- Un uomo freddo che però fa il suo lavoro con estrema passione. Allenatore di calcio per lavoro, e come hobby?
Mentre come allenatore preferisco il calcio perchè lo considero molto creativo, mi piace il tennis da praticare nel tempo libero. In realtà sono diventato un pò pigro, forse ho fatto troppo da giovane. Se mi propongono di fare una partita dico che non ho tempo, in realtà non sopporto l’idea di perdere. Certo con il tempo e con l’esperienza ho imparato ad accettare anche la sconfitta ma ci devono essere le condizioni giuste: il mio avversario deve essere più forte ed io devo essere certo di aver comunque dato il massimo....ma, perdere perchè ho cinquant’anni e fisicamente non rendo al meglio...quello non posso proprio digerirlo!