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Sport: Vela

Il Personaggio
Gabriella Caldarella

La giuria è donna e Gabriella Caldarella ne è, certamente, la prova. Da tempo, i velisti non disdegnano le giurie al femminile. La ricetta funziona ed i personaggi come la palermitana Gabriella hanno contribuito fortemente a portarla al successo.

di Germano Scargiali

caldarella.jpg (21410 byte)La giuria è donna e Gabriella Caldarella ne è, certamente, la prova. Almeno una delle più eclatanti. Da tempo, i velisti non disdegnano le giurie al femminile ed, in molti casi, quelle presiedute da una donna.
La ricetta funziona sia in Italia che all’estero ed i personaggi come la palermitana Gabriella hanno contribuito fortemente a portarla al successo.
Come tanti personaggi del mondo della vela, questa signora dal nome complicato (Ninfa Provenza Caldarella) ma Gabriella per gli amici, cioè per tutti noi, fa parte di una famiglia di appassionati velisti. Per anni il nome Caldarella è stato legato al nome “Sir Biss”, che ha accompagnato tre yacht da regata plurivittoriosi. Ma è stato, soprattutto, il “Sir Biss 3” a divenire, nello yachting palermitano, quasi leggendario, tanto che se ne potrebbe scrivere la storia. Due volte campione italiano ed una volta campione del Mediterraneo, il “Sir Biss 3”, armato da Nelio Caldarella, il marito di Gabriella (una coppia vincente, nella vita e nel lavoro, sin dai tempi del liceo) è una delle barche (forse la maggiore), che ha dimostrato che da Palermo, dalla lontana Sicilia, si poteva partire in trasferta e vincere. Una verità non molto affermata fino a 20 anni fa. Anche se in un passato, che sembrava ormai irrecuperabile, le vittorie sicule nella vela si erano già verificate. La famiglia si completa con il figlio Alessandro, esperto d’altura ed attuale prodiere del messinese Renato Irrera sulla Star, a livello nazionale ed internazionale. La piccola di casa è Valeria, la meno velista. Ma è sempre presente, con la tipica precisione, in giuria ed in organizzazione, quando occorre una mano.
Assieme al pur difficile boom del surf, delle derive e della stessa altura, dei quali si sono resi protagonisti i velisti palermitani (affiancati dai marsalesi e da isolati elementi del resto della Sicilia), è cresciuta Gabriella, dopo essersi ritagliata molto presto il proprio ruolo di giudice di regata.
Giudice nazionale, apprezzata presidente di giurie difficili, resistente alle critiche, a volte persino feroci, che nei confronti dei giudici non tardano mai a manifestarsi, questa signora della vela non ha mancato di crescere di statura, anno dopo anno.
Una ricetta di cui è maestra? Presto trovata: il buon senso. Si tratta di un ingrediente che Ninfa Gabriella Provenza Caldarella applica sempre, in famiglia, fra gli amici, nel lavoro ed, ovviamente, in giuria.
Fra le molte necessità che “pressano” su un presidente di giuria, fra le quali quella di destreggiarsi di fronte alle condizioni meteo, di “salvare” la manifestazione a dispetto della bonaccia o del maltempo, di far giustizia di chi è caduto in errore senza travisare la sostanza dei contenuti sportivi o lo spirito delle norme, Gabriella sa trovare la strada giusta, ma, soprattutto, non dimentica, e lo dice, un dato preciso: i protagonisti della regata sono gli equipaggi, i velisti che si assumono la responsabilità di affrontare il mare in competizione. Avendo vissuto tante regate “di famiglia” dalla parte dei concorrenti, ricorda quanto sia importante lo stato d’animo e lo sforzo degli equipaggi in regata. In questi casi, Gabriella non ha disdegnato di assumere, persino un’aria materna, affermando scherzosamente: “dai! Non sono stata la mamma di questa regata?”
A questo proposito mi piace ricordare un episodio limite. Anni fa, nel corso di una Phoenicia cup, a Sant’Antioco, la tappa proveniente da Palermo arrivava in semi bonaccia ed in piena notte. Eravamo nel porto - laguna, ospiti di un deserto distaccamento della capitaneria (il sottoscritto come cronista ed aiutante) ad attendere le barche che, ora dopo ora, giungevano, in pieno buio. Destino volle che, nel vicino Capo Teulada, fosse decretato dalla Nato un attacco simulato, ma con cannonate vere. La regata attraversava la zona dei tiri (lo era divenuta all’improvviso, anche se i militari affermavano di averlo comunicato negli avvisi ai naviganti). L’autorità militare si presentò chiedendo chi fosse il responsabile di tutto. Fra l’altro, anche il figlio Alessandro era in gara. Fu un momento drammatico. Il (la) presidente di giuria si assunse tutta la responsabilità del caso. Il cielo, ma anche la buona volontà ed il coraggio, salvarono Gabriella e l’avventurosa “Phoenicia”.
Adesso, è l’Isaf, la superfederazione internazionale, che si interessa di Ninfa Provenza Caldarella. Di questi giorni è la sua nomina quale membro della commissione internazionale femminile. Un incarico cui ha contribuito la sua attività organizzativa nell’ambito dell’Afi vela (Associazione femminile della vela) della quale è stata una delle fondatrici.
Inoltre, L’Isaf l’ha chiamata nell’ambito della commissione multiscafi. Il suo compito sarà di affermare la disputa di regate su multiscafi, destinate esclusivamente al settore femminile.
Forza, quindi, Gabriella. Continuerai a crescere.