FEDERVELA
SI DIMETTE IL CONSIGLIERE CARLO CROCE.
“NON VOGLIO NON ESSERE UTILE”
Lascia la FIV una delle figure più
carismatiche del mondo della vela, il presidente dello Yacht Club
Italiano di Genova, il sodalizio di Luna Rossa e da pochi giorni
decorato con il
Collare d’Oro dal CONI. Impegnato in una nuova iniziativa, la “Nave
della Solidarietà”, Croce ha comunicato a marzo le sue dimissioni,
ratificate a fine anno 2006 dalla Federvela. “Lascio per i troppi impegni – ha detto
Croce – ma con poteri diversi sarei rimasto. Mi piacerebbe essere utile
e cosi, così non lo sono”. Ne parliamo in un’intervista
esclusiva disponibile on line nella sezione VideoNews.
di: Dina Lauricella, Fabrizio Dalle Nogare
20 dicembre - Non sono le dimissioni di una persona qualsiasi quelle di
Carlo Croce, presidente del
più antico club
velico d’Italia con cui si è tesserata
Alessandra Sensini
dopo il bronzo di Atlanta e l’oro di Sydney conquistati con i colori
dell’Albaria. La ratifica delle dimissioni del consigliere nazionale
Carlo Croce,
presidente onorario di
Luna Rossa,
nonché nuovo eletto e papabile successore di Gaibisso alla guida della
Fiv, è stata data dalla Federvela
in un
comunicato diffuso in questi giorni, che annuncia anche le
dimissioni del genovese ai vertici della Corte Federale, Glauco
Valerio Briante.
Il presidente Gaibisso a riguardo dichiara che “le ragioni della scelta
dell’amico Croce sono state al centro di un lungo colloquio, attraverso
il quale mi sono reso conto di quanto i suoi impegni lasciassero poco
spazio per servire la Federazione nel modo più completo”.
Sul tema è
intervenuto anche Vincenzo Pottino, uno dei quattro nuovi volti del consiglio che,
nel rispetto del suo mandato, non ha esitato a
mettere in discussione la politica e l’operato dei vertici federali
prima e durante il nuovo mandato:
“Le dimissioni di un personaggio autorevole come Carlo Croce sono una
grossa perdita per la Federvela, che comunque continuerà a trarre dei
benefici dalle varie iniziative che Croce, con il suo circolo porterà avanti”.
Se comunque Croce,
eletto
nel Consiglio Nazionale della Federvela a febbraio 2005
risultando nono per numero di voti ricevuti, sottolinea di non essersi
sentito utile all’interno dell’attuale consiglio è plausibile domandarsi
perchè non vengono messi a proprio agio dalla Federvela quei soggetti
che ne hanno le potenzialità.
In FIV, dove Gaibisso sottolinea che Croce si è visto poco, si tiene invece a sottolineare come “la
decisione non abbia alcun significato critico”. Ma è legittimo
sollevare un dubbio ascoltando le dichiarazioni dalla viva voce di Carlo
Croce, “se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare alla
Federazione, forse sarei rimasto nel Consiglio. Con poteri diversi,
magari delegando qualche buon professionista, si sarebbe forse potuto
far qualcosa”. Parole, insomma, che non solo suggeriscono la
possibilità che non siano soltanto i crescenti impegni ad averlo indotto
a rassegnare le dimissioni, ma che lasciano anche sperare in una sua possibile ricandidatura.
Di questo, ma anche dell’avventura di Luna Rossa in vista delle regate di
Valencia, del Collare d’Oro ricevuto dalle mani del premier Romano
Prodi, del futuro della vela italiana e di altro ancora ci parla Carlo
Croce.
Intervista di Dina Lauricella
Presidente, cosa significa per un club prestigioso come lo
Yacht Club di Genova ricevere un’onorificenza così importante come il
Collare d’Oro?
È un grande onore. È la più alta onorificenza che il CONI riconosce ad
un’associazione. Noi ne siamo stati entusiasti. Il fatto che ce
l’abbiano data è legato agli oltre 130 anni di storia del club, ma vi è
da dire che noi abbiamo ancora risultati sportivi di alto profilo. Come
ho raccontato al Presidente del Consiglio Prodi, nel corso della
cerimonia, il giorno prima di ricevere il Collare d’Oro il nostro Club
aveva vinto 3 campionati italiani delle classi olimpiche a Napoli. Non
voglio essere io a dire che ce lo meritiamo, ma certamente la nostra
storia è costellata di successi continui.
Da poco si è dimesso dalla Federazione. La cosa non è
passata inosservata anche perché era tra i papabili futuri presidenti.
Come mai questa scelta?
Innanzitutto perché ho un’iniziativa nuova, una nave solidale che fa
parte di una fondazione la cui missione è aiutare le associazioni di
ragazzi con disagio. È una nave di 62 metri, costosissima, che è qui nel
porto di Genova e che girerà per tutto il mondo. La Marina Militare ci
darà l’equipaggio, è un impegno gravosissimo per me e per il club. La
Federazione richiede molto sforzo. Io, personalmente, sono abituato a
fare cose che incidono sui fatti. La Federazione ha una struttura molto
importante, che faticosamente va avanti e dove, secondo me, l’apporto di
una persona è molto marginale. Avendo tante cose da fare, ho preferito
lasciare il posto a qualcun altro. Non voglio che suoni come una
critica, perché capisco che è una fatica immensa per Gaibisso e per
tutta la squadra, ma è una gestione che richiede molto tempo e io,
onestamente, non ce l’ho.
Questo club è nato prima ancora che nascesse la
Federazione Italiana Vela. Lei ha detto: una persona in meno non cambia
nulla. Ma nel suo caso è come se andasse via un pezzetto della storia
della vela.
È vero, la Federazione ha preso il posto di quello che una volta era il
club, ovvero una associazione di circoli in tutta Italia, Palermo per
prima, Napoli, Trieste. Poi, quando con le leggi del Fascismo è stato
fondato il CONI, sono state create le Federazioni. Può essere vero che
la mia famiglia e il nostro circolo costituiscano un piccolo pezzo della
storia della Federazione, e proprio per questo sento che è un impegno
importante. Forse un giorno, avessi tempo, mi piacerebbe fortemente
impegnarmi di nuovo, e questo l’ho sempre detto anche a Gaibisso. Non mi
sento di non essere utile. Ecco,
forse la sintesi di tutto questo è: a me piacerebbe essere utile e così
non lo sono.
Con poteri diversi, in qualità di consigliere, sarebbe
rimasto all’interno della Federazione?
Forse sì, se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare e
fare, forse sarei rimasto. Resta il fatto che io, in questo momento, non
ho proprio il tempo materiale, perché ho anche un lavoro, una famiglia,
questa fondazione e lo Yacht Club. Con poteri diversi, delegando qualche
buon professionista, si potrebbe far qualcosa. Forse sì.
Presidente, Lei come ha vissuto la polemica
Pottino-Gaibisso?
Ho vissuto uno scambio di mail prima del giorno del Consiglio e quindi
mi manca tutto quello che c’era a monte. Ho assistito in Consiglio a
questa discussione, nella quale io ho votato, come gli altri
consiglieri, a favore di Sergio Gaibisso. Credo che se la stessa cosa,
che probabilmente aveva anche tantissimi elementi giusti, fosse stata
presentata e discussa in una maniera più pacata e più corretta, sarebbe
stato utile. Secondo me gridare non serve a nessuno, mettere in
imbarazzo una persona come Sergio ancor meno, quindi credo che il metodo
deve essere un altro. Non giudico la sostanza, dove probabilmente
c’erano anche delle ragioni, perché non la conosco fino in fondo.
Considerata la sua esperienza all’interno della
Federazione, alla vela mancano soldi o mancano migliori amministratori?
Migliori amministratori sono sempre appetibili. Mi piacerebbe che ci
fosse più gente competente di vela seduta in Consiglio, la legge
Melandri impone la presenza di 32 persone rendendo tutto più macchinoso
e complicato. Probabilmente una struttura più agile e più professionale
potrebbe permettere di fare meglio.
L’ultima finanziaria consente di destinare il 5 per mille
alla Federazione Italiana Vela. Lei come vede questa scelta?
Mi pare un’ottima iniziativa, perché secondo me la Federazione ha
bisogno di mezzi sempre maggiori. Se noi paragoniamo, ad esempio, il
budget della preparazione olimpica che hanno oggi gli inglesi o i
francesi, che una volta erano considerati delle cenerentole, è evidente
che ogni euro in più è utile. Dal 2008 spero ci sia anche la nostra
fondazione fra i destinatari del 5 per mille. In quel caso,
evidentemente, preferisco che i soldi rimangano a casa nostra. Ma adesso
noi lo destiniamo alla FIV.
Ci avviciniamo a Valencia 2007. Lei è il presidente dello
Yacht Club di Genova e presidente onorario di Luna Rossa. Come si sta
preparando, anche emotivamente, a vivere questo appuntamento e che cosa
potrebbe significare?
Sono molto coinvolto. A Valencia abbiamo fatto delle regate amichevoli e
io ero a bordo come diciottesimo. Per lo Yacht Club, naturalmente, è
importante essere in quello che sarà il centro velico del mondo nel
2007, specialmente in una barca come Luna Rossa che mi pare rispecchi
tantissimo, nel modo di comportarsi e nel modo di presentarsi, la nostra
tradizione, fatta di discrezione e sobrietà. Credo che abbiamo buone
possibilità di fare una figura decente. Nei match che abbiamo avuto con
le barche nuove ci siamo trovati bene. Fra pochissimi giorni portiamo a
Valencia l’ultima barca e sono contento del fatto che noi siamo fra i
pochi che siamo rimasti in Spagna anche in inverno, al contrario di
neozelandesi, americani e svizzeri. Abbiamo avuto la fortuna di trovare
un inverno meno rigido del solito, che può darci continuità. Per noi e
per i nostri soci avere una bandiera lì, concludendo, è un fatto molto
prestigioso e ne sono felice. Credo che faremo una bella regata.
Ci racconta la vita e l’organizzazione di questo team
multinazionale?
Passare una giornata con loro è veramente una sfida. Ci sono quasi 30
nazioni nel nostro team di 120 persone, dove si parla un inglese
incomprensibile perché fatto da neozelandesi, scozzesi, americani. C’è
un’atmosfera di grande entusiasmo. Francesco De Angelis ha la
straordinaria qualità di saper fare gruppo e di tenere tutti sulla
corda. Credo che siano tutti coscienti di vivere un’esperienza che
riserva moltissimo. Anche coloro che hanno un ruolo secondario, sono
coscienti di fare scuola di vita.